lundi 31 juillet 2017

Voli piu’ piacevoli: i consigli di una hostess

Cibo, sonno, jet lag: otto accorgimenti che rendono più piacevole un lungo volo




Cosa rende i voli piu’ piacevoli, sopratutto quelli a lungo raggio? Ecco i  suggerimenti di una hostess di lunga esperienza.
Buona circolazione
Una delle alleate più sicure per un viaggio a lungo raggio è la calza elastica. Che massaggia le gambe e favorisce la circolazione del sangue e il ritorno venoso. Ovviamente, tranne che per le donne in gravidanza, non c’è l’obbligo di indossarle. Ma tutte le hostess le mettono prima di andare in aeroporto. In aiuto ci sono anche le capsule di vino rosso indicate per la buona circolazione. Che si trovano in farmacia o nei negozi di alimenti naturali. Da prendere comunque previo consulto del medico.
Abbigliamento

La priorità? E’ il comfort. Bisogna evitare tutto ciò che provoca un cambiamento di dimensioni. Anche del piede. Ed è bene, dunque, badare alle scarpe che si indossano. I piedi di gonfiano molto durante il volo. E bisogna mantenerli caldi di notte perché si raffreddano a causa dell’aria condizionata. Cosi come il resto del corpo. Ecco, quindi, che vestirsi a strati è la soluzione migliore. Partendo da una t-shirt o una camicia si arriva ad un maglione o una felpa fino a una stola.

COME RENDERE I VOLI PIU’ PIACEVOLI

Cibo

Bisognerebbe fare a meno della frutta la mattina del volo. Ed evitare anche cibi che possano fermentare nello stomaco, come verdure crude. La pancia infatti si gonfia e si sgonfia dando luogo a diversi disagi digestivi. Anche per questo vengono in aiuto delle pillole. Si tratta di capsule di carbone vegetale, un rimedio naturale per problemi di stomaco ed intestino. Il giorno prima del volo è utile scegliere alimenti ricchi di amido che aiutano la digestione.
Movimento
L’ideale è alzarsi ogni ora per favorire la circolazione sanguigna. E poi fare rotazioni di caviglie. Ed esercizi che rilassano il collo e la schiena. Magari anche mentre si guarda un film. Evitare di accavallare le gambe a bordo è un altro accorgimento utile per una giusta circolazione.
Idratazione

Bisogna bere molto. Preferibilmente acqua. L’alcol, infatti disidrata. E soprattutto i suoi effetti vengono moltiplicati per tre ore in volo. Bisogna bere minimo un bicchiere d’acqua all’ora ed evitare caffè. Ma l’idratazione riguarda sia l’interno che l’esterno. Anche la pelle, infatti, va sempre protetta. Occorre quindi portare con se una crema idratante da applicare su viso e mani. E un balsamo per le la labbra. E alcune dosi di soluzione salina contro gli occhi asciutti.

VOLI PIU’ PIACEVOLI SENZA SONNIFERI

Evitare sonniferi per dormire

L’unica sostanza consentita per aiutare il sonno è la melatonina. E per conciliarlo è consigliabile una buona lettura, l’ascolto di musica o la visione di un bel film. Piuttosto che sonniferi. E per facilitare un sano riposo è utile il cuscino per il collo gonfiabile e la mascherina per gli occhi.
Manovra di Valsava per le orecchie
E’ un metodo ben noto ai subacquei. Che consiste in una compensazione forzata dell’orecchio medio. E’ una manovra di sola pressione che si esercita contando i muscoli addominali dopo aver chiuso il naso con le dita. Si cerca di forzare le tube per immettere aria all’interno dell’orecchio medio. Per non avere dolore alle orecchie a causa dell’alta pressione ci si può anche semplicemente soffiare il naso o masticare chewing gum, inghiottire o sbadigliare.
Prevenire il Jet Lag

Bisogna prepararsi psicologicamente a bordo. Impostando l’orologio sull’ora locale. Quando si arriva, ci si espone subito alla luce esterna. Anche se si ha una notte in bianco alle spalle. Il primo giorno risulta quindi decisamente faticoso. Meglio quindi andare a letto presto per recuperare. Evitare di impigrirsi la mattina e camminare fuori. L’adattamento sarà più veloce.

samedi 29 juillet 2017

Potere all’acqua: 5 viaggi per tornare in forma

Dalla balneoterapia dell’Islanda alla fangoterapia della Grecia: a ogni Paese il suo trattamento benefico là dove lasciarsi avvolgere da contesti mozzafiato


1. LAUGARVATN FONTANA: IN ISLANDA ALLA SCOPERTA DELLA BALNEOTERAPIA
Oltre a Blue Lagoon c’è di più. In Islanda si scoprono le miracolose acque di Laugarvatn Fontana, una zona geotermica posta a sud della capitale Reykjavik là dove sperimentare la balneoterapia con acqua minerale calda. Immergersi nelle piscine naturali è il modo migliore per godere dei benefici effetti di queste acque ricche di preziosi minerali: quel che ci vuole per ritrovare l’equilibrio fra mente e corpo.


2. PAMUKKALE, L’ACQUA COME ELISIR DI BENESSERE
In Turchia la magia è di casa a Pamukkale. Il posto, oltre ad essere uno spettacolo per gli occhi, è un vero paradiso per i sensi in quanto, al fine di ritrovare energia, equilibrio e serenità, è possibile lasciarsi avvolgere da quelle preziose acque contenenti idro-carbonato, zolfo, calcio, biossido di carbonio e ferro (33°/56°), ottime alleate di buona salute sia per terapie esterne che interne dell'organismo.


3. BALNEOTERAPIA AL GIRSKA TYSA HEALTH RESORT 
Benessere chiama, Ucraina risponde. Nei pressi della stazione ferroviaria di Kvasy si trova il Girska Tysa Health Resort un luogo che, facendo tesoro di una sua grande risorsa, l’acqua arsenicale leggermente gassata e con basso contenuto di sali, invita a sperimentare trattamenti come la balneoterapia e l’idroterapia


4. POTERE ALL’ACQUA AD EVIAN
In Alta Savoia, a sorprendere con effetti speciali, è Évian-les-Bains e l'Evian Spa là dove sperimentare sulla propria pelle i poteri della protagonista di casa, l’acqua minerale. Le sue proprietà terapeutiche naturali, infatti, sono molto care al mondo estetico e del wellness in quanto aiutano a mantenere giovane ed in forma il corpo.


5. FANGOTERAPIA ALLE TERME DI EDIPSOS
La Thermal Mud-Balneotherapy, o fangoterapia, è il trattamento di punta delle Terme di Edipsos, la cittadina termale più nota di tutta la Grecia. Un terapeuta mescola il fango con l’acqua delle Terme di Sylla per applicare poi il composto su tutto il corpo, ad una temperatura leggermente calda, per 15 a 20 minuti. Dopo aver lavato la pelle, si passa ad una vasca riempita con acqua termale per poi chiudere in bellezza con un massaggio per aumentare l'effetto del fango e favorire il rilassamento e la tonificazione muscolare;





vendredi 28 juillet 2017

Mosche sul cibo: come comportarsi in questi casi

MOSCHE SUL CIBO IN TAVOLA

Durante la stagione estiva è più frequente che capiti di vedere posarsi mosche sul cibo ben apparecchiato in tavola. Questi fastidiosi volatili spesso entrano in casa non appena lasciamo le finestre aperte e sono attratte dagli alimenti. In particolare frutta, cibi cotti, bevande zuccherine, dolci: si posano spesso su tutto ciò che incontrano. Per non parlare di quando apparecchiamo la tavola in giardino: una ghiotta occasione per volare di piatto in piatto.

COSA SUCCEDE QUANDO CI SONO MOSCHE SUL CIBO

Molti di noi vedendo le mosche sul cibo, tendono a scacciarle con un colpo secco senza stare a preoccuparsi troppo. Quasi a nessuno viene in mente che il cibo su cui si è poggiata la mosca andrebbe gettato via. Eppure le mosche sono portatrici di innumerevoli germi e batteri nocivi per la salute, che trasferiscono con il solo contatto. Non dimentichiamo infatti che questi insetti non solo si posano sul cibo, ma anche sulle feci degli animali. Sono insetti sporchi, con le zampe e il corpo ricoperti di peli, che catturano e trasportano germi e materia fecale. Considerate che una mosca trasporta in media circa 200 forme diverse di batteri nocivi. Batteri che vengono dunque depositati sul cibo.

COSA DICONO GLI ESPERTI

Alle mosche basta toccare per un secondo il cibo con le zampe per trasferire i germi che trasportano sul cibo che mangeremo”. Ha spiegato Ron Harrison, entomologo e direttore dei servizi tecnici di controllo dei parassiti di Orkin. “E poiché le mosche possono trasferire gravi malattie contagiose come il colera, la dissenteria e il tifo, è meglio se si evita di mangiare cibi in cui gli insetti si sono poggiati.” Spesso poi le mosche non si limitano a posarsi sugli alimenti ma vomitano sul cibo…

COME COMPORTARSI QUANDO VEDIAMO MOSCHE SUL CIBO

Alla luce di quanto esposto, non restano molti dubbi. Quando una mosca si posa sul nostro cibo, il consiglio degli esperti è quello di gettarlo via e non mangiarlo. Ovviamente si possono adottare diversi metodi per evitare che questo accada. Ad esempio usare delle apposite retine salva-cibo se si apparecchia la tavola con anticipo rispetto al momento del pasto. Preparare delle trappole zuccherine, anche a base di miele, che attirino le mosche. In caso di outdoor, trattare preventivamente la zona con appositi deterrenti per mosche, al fine di evitare la loro comparsa.

jeudi 27 juillet 2017

Abbigliamento estivo: lo stile non va in vacanza

In estate il look è più rilassato ma è vietato abbassare la guardia. Ecco 7 facili comandamenti da seguire al fine di sfoggiare l’outfit perfetto


In estate la parola chiave è solo una: relax. Ciò però non significa uscire di casa indossando la prima cosa che capita sotto tiro. Mai abbassare la guardia, il cattivo gusto è bandito, sempre. Marie Claire, nota rivista femminile, ha messo in guardia le sue lettrici: lo stile non va mai in vacanza ergo, a prescindere da location e temperatura, l’occhio vuole sempre la sua parte. L’abbigliamento estivo deve essere scelto con le dovute attenzioni e, per mantenere un minimo di dignità anche in trasferta, ecco le 7 regole da tenere bene a mente.

Abbigliamento estivo: consigli di stile

In vacanza si tende a passare la maggior parte del tempo in spiaggia. Costume, pareo e cappello sono i capi must dell’abbigliamento estivo. Visto e considerato che quando si parte, spesso, si tende a portarsi dietro mezzo guardaroba, tanto vale utilizzare i vestiti messi in valigia. Via libera dunque a top, short e tutine che permettono di non rinunciare mai al proprio stile.

Abiti chemisier

Tra i capi must have ci sono loro, gli abiti chemisier e quelli a portafoglio. Sono semplici e, al pari di un pareo, sono estremamente pratici da indossare con la differenza che risultano decisamente più sofisticati. Per completare l’outfit basta poi aggiungere un paio di sandali da gladiatore, un cappello Panama et voilà, si è pronte per uscire.

Colori caldi, quelli della terra

I colori della terra sono un must. Si va dal verde kaki al sabbia passando per il rosso ocra e il bianco avorio. Ebbene sì, sono loro le tonalità estive più in voga pronte a dare filo da torcere a colori più vitaminici quali il turchese, il fucsia o il verde neon, definiti, spesso, troppo vistosi.

Lunga vita ai sandali

Che dire delle scarpe? Inutile negarlo, le ciabatte infradito sono comode ma non vanno bene per la città. Per una serata metropolitana, un pomeriggio di shopping etc., è meglio prediligere sandali piatti ravvivati, ad esempio, da colorate nappine o perché no, vanno bene anche un paio di ballerine in pelle.

Ad ogni scollatura il suo reggiseno

Non c’è niente di più brutto che vedere fuoriuscire da un abito scollato le bretelle del reggiseno. Poco importa se si ha una bella abbronzatura. E’ bene dunque indossare la biancheria adeguata.

Occhio al trikini

I trikini sono costumi belli da vedere, iper sensuali e femminili, ma stanno bene solo alle top model, o quasi. Onde evitare di scadere nel ridicolo, salvo rare eccezione, è bene ammettere che il modello non rende giustizia alla propria silhouette e, inoltre, non è la soluzione ideale per sfoggiare un’abbronzatura impeccabile. Il rischio è quello di ritrovarsi piene di segni ovunque. E’ meglio prediligere il costume intero. E’ elegante e fa la sua figura.

Borsa da spiaggia

Cestino di vimini, zaino in tela o borsa etnica: cosa portare al proprio seguito? Ad ognuno il suo modello. L’importante è avere spazio sufficiente per contenere il necessaire ovvero gli occhiali da sole, la crema solare e il tablet. Perché lo stile conta, anche in vacanza.

mercredi 26 juillet 2017

Formiche in casa: come tenerle a bada

Piccoli insetti apparentemente innocui, le formiche in casa possono però diventare molto fastidiose: ecco come combatterle




COME CONTRASTARE LA PRESENZA DI FORMICHE IN CASA

Si insidiano nella dispensa, sul lavello, sotto il tavolo: le formiche in casa possono arrivare un po’ ovunque, specialmente in una stanza dove sono presenti i cibi come appunto la cucina o la sala da pranzo. Piccoli insetti apparentemente innocui, sono però molto fastidiosi. Ecco allora una serie di consigli utili a combatterne la presenza.

RIMEDI GREEN CONTRO LE FORMICHE IN CASA

Molti di noi utilizzano insetticidi e trappole per scongiurare l’ingresso di scarafaggi ed insetticidi in casa. Questi prodotti, sicuramente efficaci, sono tuttavia abbastanza costosi e sicuramente tossici. Se in casa ci sono bambini, dunque, sono tutt’altro che consigliati. I piccoli potrebbero toccare le superficie trattate con i prodotti e poi mettere le mani in bocca. Anche per gli adulti, poi, respirare questi prodotti, solitamente spray, durante l’erogazione, non è sicuramente salubre. Ci sono invece una serie di rimedi green per le tenere a bada le formiche in casa, molto efficaci ed innocui.

LIMONE E ACETO CONTRO LE FORMICHE

Sono sempre loro, gli amici del pulito e dell’igiene, i nostri eroi contro ogni fastidio in casa: il limone e l’aceto. Forse non tutti sanno che le formiche non gradiscono per niente l’odore di questi due preziosi elementi. Prepariamo quindi una miscela di limone, aceto e acqua all’interno di un contenitore spray. Usiamo all’occorrenza contro i piccoli insetti alla loro comparsa. Per prevenire l’ingresso in casa delle formiche e degli scarafaggi, invece, possiamo passare una soluzione più concentrata di limone sulle soglie. La stessa soluzione dovrà essere spruzzata su eventuali fori e fessure dai quali solitamente fanno ingresso in casa gli animali.

ALTRI RIMEDI CONTRO LE FORMICHE IN CASA

Se non sopportate l’odore dell’aceto o del limone o comunque avete delle ragioni per non usarli, ci sono anche altri rimedi. Uno di questi, sempre assolutamente green, è il pepe di cayenna, anch’esso da distribuire sulle soglie e negli angoli critici. E’ poco gradito alle formiche, che dunque cesseranno la loro avanzata verso casa. Gesso in polvere, talco ed acido borico sono altre sostanze utili allo scopo, ma certamente sono tossiche se malauguratamente ingerite da bambini ed animali domestici.

mardi 25 juillet 2017

Odore di pesce in cucina

Odore di pesce: come eliminarlo dalla cucina


Cucinare un buon menu di mare è sempre un piacere, ma a volte un ostinato odore di pesce permane in casa e può essere sgradevole


Un’ottima frittura di paranza, una zuppa, un risotto, emanano spesso un buon odore di pesce a tavola. Tuttavia, ciò non avviene, a volte, durante la cottura o la preparazione. Capita infatti che in cucina si diffonda un odore veramente sgradevole e persista nel tempo. Se poi non abbiamo avuto cura di chiudere le porte, si diffonderà anche nel resto dell’abitazione.

PERCHE’ SI DOFFONDE UN ODORE DI PESCE SGRADEVOLE

I motivi per cui durante la cottura viene generato un odore di pesce poco gradevole sono molteplici. In primis, può dipendere dalla qualità del pesce stesso. Se il pesce non è fresco, infatti, il suo odore sarà molto forte e tutt’altro che piacevole. Al contrario, molti tipi di buon pesce fresco, ancora crudo, sono quasi inodore. Altra causa è il metodo di cottura. Ovviamente una frittura o un guazzetto genereranno maggior odore nell’aria di un pesce al cartoccio.

ALTRE CAUSE DI CATTIVO ODORE PERSISTENTE

Infine, il persistere di sgradevole odore di pesce in cucina dopo la cottura di un buon menu di mare, dipende dalla pulizia. Questo tipo di prodotto, infatti, impone che pentole, piatti, piastrelle siano lavate benissimo. Ogni minimo residuo deve essere eliminato e sgrassato con detergenti elimina odori. Molto utile l’impiego dell’aceto e del limone, anche assoluti o diluiti in acqua calda.

COME TOGLIERE UN PERSISTENTE ODORE DI PESCE DALL’AMBIENTE


A volte può capitare che, anche dopo unaceto nella stanza. Ovviamente apriamo bene le finestre e facciamo circolare l’aria. Un’altra possibilità è far bollire acqua e olio di lavanda o di limone. Oppure, cucinare al forno qualche buon dolce o fragranti biscotti, il cui aroma si diffonderà rapidamente, coprendo gli ultimi residui di odore di pesce.
’accurata pulizia, il cattivo odore persista. In questo caso assicuriamoci, innanzi tutti, di aver gettato anche l’immondizia… se non dovesse essere questa la causa, possiamo far bollire un po’ di acqua ed

lundi 24 juillet 2017

Sei calvo? Per buona parte dipende dai geni di tua madre

Ricerca dell’Università di Edimburgo: individuate le regioni responsabili della perdita di capelli negli uomini. Molte si trovano sul cromosoma X



Sono quasi 300 i marcatori genetici implicati nella calvizie maschile, una buona parte dei quali localizzati sul cromosoma X ereditato da parte materna. A rivelarlo è stato uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Edimburgo e recentemente pubblicato sulla rivista scientifica PloS Genetics.

La ricerca ha una particolare importanza perché fino a oggi erano stati individuati solamente pochi geni legati alla caduta dei capelli e soltanto attraverso analisi che hanno coinvolto un basso numero di persone. In questo caso invece si è partiti dal materiale genetico di ben 52 mila individui di sesso maschile raccolti nel database della UK Biobank.

L’IMPORTANZA DEL CROMOSOMA X
Per andare a individuare le 287 regioni genetiche che interagendo tra loro sono responsabili della caduta dei capelli, i ricercatori hanno prima sequenziato il DNA dei campioni. In un secondo momento hanno analizzato le differenze genetiche rilevabili, collegandole direttamente al grado di calvizie di ogni uomo.

Tra le scoperte più interessanti il fatto che degli oltre 120 geni coinvolti, 13 siano localizzati sul cromosoma X, ossia quello che ogni individuo di sesso maschile eredita dalla madre. Su questo cromosoma sono presenti circa 40 diversi marcatori genetici connessi alla calvizie. È stato poi notato come per altre variazioni fosse già conosciuto il legame con geni implicati nella crescita dei capelli e nella perdita del colore.

PROSPETTIVE PRESENTI E FUTURE
Questa ricerca apre le porte a futuri sviluppi di grande rilevanza. In particolare sarà più facile realizzare farmaci mirati a prevenire la caduta dei capelli, che si aggiungeranno alle molecole in grado di promuoverne la crescita. In un altro recente studio era stata invece sottolineata l’importanza di rimuovere i bulbi piliferi giusti per favorire la crescita degli altri.

Questi risultati permetteranno certamente passi in avanti importanti per combattere la caduta di capelli, ma la strada è ancora lunga. «Nonostante tutto siamo ancora lontani dal realizzare una precisa previsione della perdita dei capelli per ogni singolo individuo» ha spiegato in un comunicato stampa Riccardo Marioni, principal investigator dello studio.


Se ciò non è ancora possibile, è comunque stato notato che il sistema predittivo basato su questi dati funziona in maniera più precisa su ristretti gruppi di persone, già predisposte alla calvizie. In ogni caso sono necessarie altre ricerche che analizzino anche il fattore-età, elemento non tenuto in considerazione all’interno di questo studio.

samedi 22 juillet 2017

Che cos’è la Pitiriasi Versicolor: un fungo della pelle poco infettivo

Ne soffre chi ha una predisposizione naturale e il disturbo peggiora con una sudorazione abbondante e un’eccessiva attività delle ghiandole sebacee: servono gli antimicotici



La Pitiriasi Versicolor è una patologia causata da un fungo, molto diffusa nelle persone adulte e che interessa fino al 40% della popolazione nelle zone tropicali
L’ambiente caldo-umido, una sudorazione abbondante, un’eccessiva attività delle ghiandole sebacee e una certa predisposizione individuale possono indurre il passaggio di lieviti del genere Malassezia (un tempo definiti come Pitirosporum) che normalmente albergano sulla nostra cute e sul cuoio capelluto da una crescita come commensali a una modalità di crescita patogena, capace di interferire con la sintesi della melanina, il pigmento che dona la caratteristica colorazione alla nostra pelle, producendo le lesioni tipiche della Pitiriasi versicolor. Malassezia, capace di crescita come commensale o patogeno è descritto come fungo dimorfo, in base ai diversi aspetti che assume se osservato al microscopio.

Macchie color camoscio  
«Il termine versicolor deriva dal latino e descrive molto efficacemente il comportamento di Malassezia che interferendo con la sintesi della melanina dà luogo a chiazze del tutto asintomatiche, di dimensioni variabili, ben definite, di forma ovale e di colore variabile: chiare su cute abbronzata e più scure, color camoscio, su cute non abbronzata –chiarisce il dottor Luigi Naldi specializzato in dermatologia e allergologia, dirigente medico presso l’azienda ospedaliera papa Giovanni XXIII di Bergamo e direttore del Centro Studi GISED- Le lesioni tendono a localizzarsi su tronco, nuca, collo. La loro presenza si nota soprattutto durante l’estate, quando la pelle sana prende l’abbronzatura e le chiazze chiare si fanno evidenti».

La terapia  
Il disturbo è soprattutto di tipo estetico, poiché le lesioni non producono né prurito né dolore: il fungo che genera la condizione è, per fortuna, scarsamente infettivo per questo non vi è un alto rischio di contagio neppure per le persone dello stesso nucleo familiare. Se le lesioni non sono molto estese, si possono trattare con l’applicazione di antimicotici topici e con l’utilizzo, per l’igiene abituale, di prodotti sempre a base di antimicotici. In forme molto estese, si può ricorrere a una terapia con antimicotici da assumere per via sistemica. Una volta eradicato il fungo si assisterà a una lenta ripresa da parte della cute, della produzione di melanina con ripgmentazione delle macchie. Il processo può essere accelerato con una corretta esposizione al sole.

Il disturbo, purtroppo, ha un’elevata tendenza a recidivare e per questo conclude il professor Naldi: «Esistono shampoo antifungini e a base di solfuro di selenio che sono studiati per essere applicati sull’intera superficie cutanea e che sono utili per trattare la malattia. Tali shampoo vanno applicati la sera su tutto il corpo con una spugna inumidita, lasciati asciugare e rimossi il giorno dopo. La terapia, complessivamente ha una durata di 3-5 giorni. Il primo giorno di terapia vanno cambiate la biancheria intima e le lenzuola:devono essere effettuate applicazioni di richiamo periodiche (ogni mese) proprio per evitare le recidive. È bene tener presente, infine, che il ricorso a sedute con lampade abbronzanti può aiutare a armonizzare il colore della pelle una volta eseguita la terapia ed eradicato il fungo».

jeudi 20 juillet 2017

Psicologia della valigia: come impacchettare bagagli fisici ed emotivi

L’arte di preparare una valigia è molto di più delle cose che si portano con sé. Per ogni bagaglio “fisico”, infatti, esiste una valigia emotiva che, come un negativo fotografico, è la quintessenza del contenuto. Ecco cosa mettere (o non mettere) nel proprio trolley a seconda del tipo di partenza che abbiamo davanti

Per ogni bagaglio “fisico”, esiste una valigia emotiva che, come un negativo fotografico, è la quintessenza del contenuto. C'è chi "impacchetta un amore perduto" e chi "impacchetta il passato per riscoprire se stessa", La valigia è il nostro specchio, la nostra migliore amica. Non è questione solo di preparare un bagaglio ma di capire chi siamo noi che la stiamo impacchettando e cosa vogliamo proiettare, di noi, nel percorso che stiamo per compiere,
A partire da questi spunti abbiamo preparato una lista su cosa mettere (o non mettere) nella propria valigia a seconda del tipo di partenza che abbiamo davanti, e interpellato un professional organizer per altri utili consigli.

1. LA VALIGIA PER DIMENTICARE UN AMORE


Si tende a pensare che la propria storia sia la cosa più importante del mondo. Ma è proprio andando in giro per il mondo che ci si rende conto di una diversa gerarchia dell’esistenza. Preparare la valigia per lasciarsi alle spalle una storia d’amore  non è facile, perché ogni separazione mette in discussione il nostro essere. Questa valigia, dunque, va pensata come un modo per immaginare un nuovo sé attraverso il viaggio" "Quello che hai davanti forse è il primo che farai da sola dopo tanti anni, e fatti forza con oggetti che ti aiuteranno a tornare a concentrarti su te stessa". Un esempio? "La polaroid: scatta una foto per concentrarti su altro quando sei presa dalla sensazione di controllare lui su Facebook".
La valigia per dimenticare deve essere molto leggera, contenere poche cose, solo quelle essenziali, e lasciare spazio al nuovo. Dovrebbe essere appositamente lasciata vuota almeno per un quarto o più dello spazio a disposizione: in questo modo si viaggia in modo più agevole, si affrontano meglio gli imprevisti e si colgono al volo le opportunitàQuindi: sì a quel vecchio paio di pantaloni che avevamo portato due anni fa in Sud America, ma anche a un nuovo vestito per sentirsi bene nella propria pelle, uscire e fare nuove amicizie. Fra i must have, inoltre, figurano un libro, possibilmente il romanzo che ci accompagna nei momenti catartici, una macchina fotografica per fermarsi e immortalare un momento, una guida turistica del paese e i contatti di amici di amici che vivono lì. Infine, un quaderno bianco e una penna per elaborare la fine della relazione, ma anche per tracciare le coordinate del proprio futuro: dove siamo e dove vogliamo arrivare. Portate anche un oggetto sorprendente, come una candela da accendere una sera per tenervi compagnia oppure, chissà, per dare vita a una nuova conversazione.

2. LA VALIGIA PER RISCOPRIRSI

Il giusto indispensabile della valigia per ritrovarsi sta nel portare degli oggetti che ti fanno ricordare quella che eri.Per esempio, un capo di abbigliamento che indossavi sempre quando avevi 20 anni, magari una maglietta (...) oppure le sneakers: indossale e rivivi l’entusiasmo e lo spirito di quando avevi 20 anni, prendi quello spirito e mettilo nel viaggio che stai per compiere. Che tipo di viaggio, dunque? Quello di chi parte alla ricerca di sé ha sempre qualcosa di mistico. Di solito, dunque, prende la forma di un road trip in cui ci si mette alla prova per di scoprire quello che non credevamo di essere in grado di fare. Fra gli oggetti che non devono mancare in questo caso ci sono un impermeabile, per non farsi fermare da condizioni meteorologiche avverse, un telo in microfibra per sedersi in riva al mare a contemplare il sole che sorge. “a valigia o lo zaino devono essere comodi e capienti a sufficienza per contenere tutto ciò che serve per essere autosufficienti. La valigia per riscoprirsi deve supportare la nostra necessità di ritrovare il tempo di cui abbiamo bisogno e staccarci dalle necessità impellenti: quindi abbigliamento a cipolla per affrontare le diverse condizioni atmosferiche, capi strategici, dal costume al pile, per affrontare ogni situazione senza problemi, prodotti per la cura della persona (pochi ma buoni, per coccolarci) e qualche farmaco per coprire le necessità. Da non dimenticare un pareo, un capo che ci sostiene e utile in tante situazioni e per vari utilizzi, come asciugamano, parasole, sacchetto e gonna. Per chi ha una passione dimenticata, può essere il momento per riscoprirla. Portate con voi una piccola scorta di materiale disegnare appena vi prende l’ispirazione, una macchina fotografica o anche semplicemente un diario per in cui far fluire pensieri e sensazioni. Partire dagli interessi messi da parte, infatti, è un modo per riannodare il filo fra il passato e il futuro. Scegliete abiti comodi, con molta tinta unita per stimolare la concentrazione, ma non riempite completamente lo zaino, perché potrebbe servirvi spazio per gli acquisti che farete lungo la strada, mano a mano che il vostro sé inizia a ritrovarsi, a scoprire aspetti inattesi e a esprimere desideri per il ritorno alla vita di tutti i giorni.

3. LA VALIGIA PER INNAMORARSI DI NUOVO

Portate con voi una cosa divertente, una sorprendente, una utile e una che vi rappresenti veramente. Innamorarsi di nuovo è un’avventura a cui bisogna aprirsi perché possa accadere. Spesso in valigia infiliamo parti del nostro passato che sarebbe bene, invece, lasciarsi alle spalle, ma è pur vero che per capire chi si è e per incontrare (possibilmente) chi si cerca, occorre un po’ di sperimentazione. La parola d’ordine, dunque, è mettersi in gioco. Fra gli oggetti che non devono mancare ci sono una lettura leggera e divertente, una collana o un gioiello che faccia sentire speciali, un nuovo vestito che non avreste mai pensato di comprare, ma che vi permette di entrare in un territorio per voi inesplorato - più sexy, più rilassata, più avventurosa - . Prova a indossare abiti o accessori che non avresti mai indossato prima. Impara ad osare, per cambiare.Ma non solo:
La valigia per innamorarsi deve contenere anche gli abiti con cui ci sentiamo belle e valorizzate, quelli che quando li indossiamo si traducono in complimenti, quelli che ci fanno sentire sicure delle nostre potenzialità e piene di energia positiva. Dalla biancheria ai maglioni, tutto deve farci sentire bene e sempre adeguate, al posto giusto nel momento giusto, per dare il meglio di noi. Portate con voi anche un oggetto per dedicarvi a qualcosa che vi piace: scarpe per ballare il flamenco, una maschera per andare sott’acqua, una racchetta da tennis per cogliere una sfida o la vostra musica preferita da condividere. Fra le attitudini, mettete in valigia l’apertura mentale, perché lontani dal proprio ambiente e dalle persone conosciute c’è meno l’esigenza di essere scettici, di tenere le distanze. È vero che in un posto o in una situazione nuova ci si può sentire persi, ma ci si riscopre anche più disposti a chiedere, ad accettare aiuto e a fidarsi delle persone.


4. IMPACCHETTARE PER AMORE

Gli uomini sono più veloci delle donne nel preparare la valigia (76 minuti contro 85 di media), ma il 51% delle donne impacchetta quella del proprio compagno e, nel 7% dei casi, dichiara di farlo per non avere sgradevoli sorprese sul suo abbigliamento una volta arrivati a destinazione. Quando chi parte sono il marito o i figli, nella valigia vanno attenzioni e preoccupazioni. Ci si preoccupa che non manchi nulla di quello che che gli potrà servire e che abbiamo preparato esattamente quello che desiderano avere con sé. C’è anche magari un po’ di rimpianto all’idea di non poter accompagnare in viaggio chi si ama o un po’ di malinconia nel rendersi conto di quanto veloce vada la vita: i figli sono pronti per il loro primo viaggio da soli. Mettete nella loro valigia qualcosa che non si aspettano. Un messaggio, un oggetto, un regalo o una fotografia, qualcosa che li possa stupire una volta in cui saranno arrivati e che li possa far sentire amati nonostante la distanza. Per i più piccoli, gli farà piacere trovare un giocattolo o il proprio peluche. Quando si fanno le valigie per qualcun altro ci si mette anche più amore ed attenzione delle proprie e si valuta con premura cosa potrebbe essere necessario e quando. Ricordiamoci però di condividere questi nostri ragionamenti col proprietario della valigia visto che non è detto siano così evidenti. La ciliegina sulla torta di questo amorevole lavoro può essere una check-list con l’indicazione di tutto il contenuto della valigia, utile per depennare, soprattutto per le valigie del ritorno. L’elenco è particolarmente necessario per bambini e ragazzini, ma anche per gli adulti distratti. Sempre a proposito della valigia dei più piccoli, la regola base per non trovarsi in difficoltà moltiplica per 1,4 i capi da portare con sé ogni giorno. Così, per una settimana, serviranno dieci capi completi e al conto vanno aggiunti gli abiti che servono per il viaggio.


5. SAPER TORNARE E DISFARE LA VALIGIA

Immaginate di recuperare il vostro bagaglio sul nastro dell’aeroporto e di avviarvi verso l’uscita. Conoscete la sensazione di porte che si spalancano su una vita che magari inizia ad andarvi stretta. Disfare la valigia al ritorno da un viaggio non è facile, per due ragioni. La prima è che bisogna trovare un posto alle cose e molte di queste magari non lo hanno più. La seconda sfida riguarda la tentazione della procrastinazione quando si deve vuotare il bagaglio. Dunque, approfittata del ritorno per fare spazio, per ripensare quel che si vuole tenere e per lasciare quello che, durante il viaggio, vi siete accorte non vi rappresenta più. Tutto ciò che entra (o torna) in casa deve meritarsi il posto, deve avere per noi un autentico valore, pratico o emotivo”, sottolinea Toscani. “Se di ritorno da un viaggio teniamo qualcosa con poca convinzione non va bene, perché inevitabilmente occuperà il nostro spazio fisico e mentale. È importante quindi lasciar andare tutto ciò che è superfluo o che percepiamo come cianfrusaglia e tenere a portata di mano, o di occhio, tutto ciò che decidiamo di tenere e valorizzare e che merita quindi un suo posto. Anche nel disfare le valigie ricordiamo quindi la regola d’oro: un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto. Per semplificare le cose, la valigia andrebbe preparata in modo da facilitare il fatto di disfarla. Per esempio, dividete la biancheria sporca in due sacchetti diversi (bianchi e colorati): una volta tolti dalla valigia, sono già pronti per il lavaggio dedicato. Mentre la lavatrice è in funzione, aggredite il resto del bagaglio. Svuotate integralmente la valigia (che andrà ripulita e riposta) e lavorate per “categorie”, partendo da quelle più grandi. Quindi, gli abiti vanno gestiti prima delle scarpe, gli accessori prima degli articoli di bellezza che richiedono un’attenzione più minuziosa: affrontarli con la consapevolezza di avere finito rende tutto più semplice.
 

mercredi 19 juillet 2017

Vi siete scottati al sole? La crema idratante non serve

I consigli del dermatologo Monti: “Le bruciature solari uccidono le cellule e aumentano rischi di melanoma. Dopo l’esposizione meglio impacchi freschi. Le protezioni? Alcune dannose”


La scarsa conoscenza degli effetti del sole e l’utilizzo non corretto delle creme solari sono le prime cause delle scottature estive che – secondo un’indagine condotta su 40 dermatologi, geriatri e pediatri da “In a bottle” – colpiranno quest’estate circa il 32% degli italiani, specialmente nelle aree delle spalle, del viso e del torace. Come se non bastasse, ecco arrivare in Italia la deleteria moda statunitense della “sunburn art”, che consiste nell’utilizzare la crema solare a mo’ di decorazione in alcune parti del corpo per ottenere a fine giornata dei disegni creati dal contrasto tra la cute arrossata e la cute bianca da mostrare in pubblico e postare su Instagram. Una tendenza pericolosa da cui è bene chiamarsi fuori. “Quello che al momento può sembrare un gioco estivo può portare a conseguenze molto spiacevoli” avverte Marcello Monti, responsabile del reparto di Dermatologia dell’istituto clinico Humanitas di Rozzano e docente di dermatologia all’Università di Milano.  

Non chiamiamole “scottature”
Ogni scottatura provocata dal sole è in grado di causare danni al dna cellulare, accelerare il processo di invecchiamento della pelle e accrescere il rischio di tumore. Secondo la Skin Cancer Foundation, bastano cinque o più scottature rimediate durante la giovinezza per accrescere il rischio di melanoma dell’80% nel corso della vita. “Siamo soliti assimilare le scottature solari a delle ustioni di tipo termico, dovute al calore del sole, mentre l’arrossamento della pelle è causato dall’azione diretta dei raggi ultravioletti che inducono la morte di miliardi di cellule e il rilascio di sostanze infiammatorie nell’organismo, il calore non c’entra” sottolinea il professor Monti.

Impacchi freschi e niente creme  
Si tratta quindi di un danno cutaneo significativo, che è importante prevenire limitando l’esposizione diretta e coprendosi con indumenti per quanto possibile, evitando di trattare le aree interessate come se fossero “bruciate”. “Idratare queste aree del corpo può significare accrescere il livello di stress già presente. L’unico rimedio utile è invece effettuare degli impacchi freschi, ad esempio con una soluzione di permanganato di potassio che ha anche un’azione antisettica e astringente”, sottolinea Marcello Monti.

Il dilemma della protezione  
Un capitolo a parte coinvolge invece le protezioni solari, a cui milioni di italiani ricorrono ogni anno per non arrostirsi sotto il sole e che, in realtà, schermano solo a metà. Creme, oli e spray protettivi costituiscono infatti una protezione abbastanza efficace contro i raggi UVB responsabili delle scottature, mentre riescono solo parzialmente a schermare i raggi UVA, capaci di penetrare a fondo nel derma e causare i danni peggiori. “L’uso delle creme solari si lega a due problemi: quello della protezione effettiva contro i raggi UVA, contro cui sono poco efficaci la quasi totalità dei prodotti solari, e quello della tossicità di alcuni filtri chimici, che sono in grado di penetrare nella pelle e avere un’azione tossica, estrogenica o persino cancerogena” avverte il professor Monti.

Attenzione agli ingredienti  
Una recente indagine condotta dall’Environmental Working Group statunitense ha dimostrato che circa l’80% dei prodotti solari venduti a livello internazionale non funziona come dovrebbe oppure contiene sostanze dannose per l’organismo. Un allarme che interessa parzialmente l’Europa, dato che i nostri solari sono tendenzialmente migliori di quelli venduti oltreoceano, ma che detta comunque alcuni consigli da seguire per scegliere i prodotti più buoni. Secondo l’associazione statunitense, ad esempio, questi non devono contenere ingredienti come l’oxybenzone che può interferire con il quadro ormonale o alcuni componenti della vitamina A come il Retynil palmitato che, seppure nutriente per la pelle, può accrescere la sua sensibilità al sole.

Una possibile soluzione dalle argille  

Una soluzione naturale per proteggersi dai raggi solari arriva invece dalle argille, non a caso utilizzate per millenni dagli esseri umani in forma di fango per schermare la pelle dal sole. “Biossido di titanio, ossido di zinco, mica e caolino sono minerali che rappresentano uno schermo fisico contro i raggi del sole, non vengono assorbiti e non presentano alcuna tossicità”, sottolinea Marcello Monti. In sostituzione della “sunburn art”, quindi, una moda intelligente per l’estate in corso potrebbe essere quella di utilizzare queste polveri sulla propria pelle come un borotalco protettivo, riducendo comunque al massimo l’esposizione diretta ai raggi solari. L’uso delle argille al posto delle creme è un consiglio che i dermatologi riservano specialmente ai bambini, che più di tutti necessitano di una protezione completa, e agli sportivi impegnati per ore sotto il sole, in cui la protezione viene facilmente lavata via dal sudore.

Salute e bellezza con l’aceto di mele