La solitudine , l'isolamento sociale possono rappresentare un pericolo per la salute pubblica più che l'obesità ed il loro impatto é cresciuto e continuerà a crescere,secondo la ricerca dell'associazione di psicologi americani.
Essere connessi con gli altri è considerato un bisogno umano fondamentale , cruciale sia per il benessere che per la sopravivenza. Le preocupanti conclusioni sono state presentate dalla dottressa Juliannne Holt-Lunstad , che ha illustrato il rischio di morte prematura nell'isolamento sociale.La prima analisi ha portato alla conclusione che una maggiore connessione sociale é associata ad un rischio ridotto del 50% della morte precoce.
Il secondo studio , ha esaminato il ruolo che l'isolamento sociale , la solitudine o il vivere da soli possono aver sulla mortalità . I ricercatori hanno scoperto che tutti e tre questi fattori hanno un identico significativo effetto sul rischio di morte prematura , uguale o adirittura maggiore di quello di alcuni fattori di rischio ben noti , come l'obesità.
Con l'invecchiamento della popolazione , si prevede che l'effetto della solitudine sulla salute pubblica aumenterà. Tanto che i ricercatori parlani di "epidemia di solitudine " riferendosi non solo ai paesi ricchi.
Alcuni suggerimenti : promuovere spazi di incontro sociale , in particolare per coloro che , smettendo di lavorare , vedono svanire i rapporti con i colleghi , che per alcuni costituiscono le uniche relazioni interpersonali.
Liberi senza età : Blog dedicato alla terza età (ma solo per quelli che non se la sentono )
samedi 30 septembre 2017
vendredi 29 septembre 2017
Blog dedicato alla terza età
( ma dedicato solo a chi non se la sente)
Siate liberi , senza età
Salve a tutti ,
lo scopo di questo blog è cercare di star bene nel corpo e soprattutto nella mente ed è indirizzato a tutti quelli che sono stati catalogati nella fascia della terza età ma che hanno ancora energie da spendere. E' dedicato anche a quelli che oggi hanno 40 anni , perchè , anche loro , tra 20 anni sarnno catalogati come apartenenti alla terza età ed anche loro hanno bisogno di consigli per affrontare al meglio l'ultima rampa della vita.
L'età non è una questione fondamentale , perchè etichettare il tempo della nostra vita ha comunque un significato relativo : gli anni che abbiamo sono solo un numero. Vale molto di più come stiamo con la testa e con il corpo, quello che facciamo , come viviamo e ci rapportiamo agli altri. Certo , se gli anni passano , il tempo che resta diventa sempre di meno . Ma la soddisfazione , la serenità , la voglia di vivere sono senza tempo. Una persona saggia scrisse : "non permettero' mai più a nessuno di dire che vent'anni è l'età più bella". Allo stesso modo non dovremmo più permettere ai giovani di considerare vecchi i cinquantenni.
Gli argomenti che verranno sviluppati qui saranno svariati : la famiglia , la moda , la dieta , lo sport , la salute e tutti quei argomenti a cui siete interessati.
Chi volesse una risposta in privato , puo' scrivere a questo indirizzo : isadoraeternagiovinezza@gmail.com
oppure su Facebook in messaggio privato.
Rispondero' nel più breve tempo possibile.
Spero che questo Blog diventi un punto di riferimento per aiutarvi a fare ancora un lungo cammino.
Iniziamo questa avventura insieme
jeudi 28 septembre 2017
Infuso alla salvia per il benessere della pancia
Un tisana con questa pianta officinale puo' portare molti benefici
E' da sempre considerata una pianta officinale , e non a torto.La salvia , profumatissima ed aromatica, non é solo un ottimo ingrediente per le ricette , ma anche un'egregia alleata per la salute.specialmente della pancia.
Un infuso alla salvia puo' essere un ottimo rimedio a mal di stomaco,gonfiore,malessere legato alla digestione.
E' da sempre considerata una pianta officinale , e non a torto.La salvia , profumatissima ed aromatica, non é solo un ottimo ingrediente per le ricette , ma anche un'egregia alleata per la salute.specialmente della pancia.
Un infuso alla salvia puo' essere un ottimo rimedio a mal di stomaco,gonfiore,malessere legato alla digestione.
I benefici di un infuso alla salvia
Bere un infuso alla salvia puo' essere un buon rimedio contro il mal di stomaco.Il liquido caldo é già di per sé un calmante, e , unito alle proprietà antispasmodiche della pianta , l'infuso diventa un eccellente alleato contro i crampi. Anche in caso di difficoltà digestive la tisana con la salvia aiuta. Quest'erba é infatti capace di ridurre gli spasmi. Ancora , le proprietà antisettiche la rendono utile in caso di infezioni delle vie digestive. Non mancano proprietà antidolorifiche di cui si puo' beneficiare durante i giorni del ciclo mestruale.
Tutte queste virtù legate alla pancia rendono l'infuso alla salvia un grande alleato del ventre piatto.
Non solo pancia : le tisane a base di quest'erba sono otiime anche per migliorare l'alito , calmare dolori muscolari o artritici , lenire problemi respiratori.
Preparare la tisana é semplicissimo.si possono utilizzare sia le foglie essicate che quelle fresche.In entrambi i casi , avrete una tisana dal piacevole aroma erbaceo.Fate bollire dell'acqua e mettetevi in infusione 4-5 foglie per tazza.Dopo qualche minuto le foglie finiranno sul fondo della tazza.A questo punto potete filtrare il liquido e bere finché é ancora caldo.Se volete intensificare il potere digestivo dello stomaco , aggiungete dei semi di finocchio alla vostra tisana.Lasciateli in infusione per una decina di minuti assieme alle foglie di salvia e bevete la tisana calda.Per aumentare le proprietà antisettiche , aggiungete invece un pezzo du zenzero fresco leggermente pestato.
Tutte queste virtù legate alla pancia rendono l'infuso alla salvia un grande alleato del ventre piatto.
Non solo pancia : le tisane a base di quest'erba sono otiime anche per migliorare l'alito , calmare dolori muscolari o artritici , lenire problemi respiratori.
Come si prepara un infuso alla salvia
Preparare la tisana é semplicissimo.si possono utilizzare sia le foglie essicate che quelle fresche.In entrambi i casi , avrete una tisana dal piacevole aroma erbaceo.Fate bollire dell'acqua e mettetevi in infusione 4-5 foglie per tazza.Dopo qualche minuto le foglie finiranno sul fondo della tazza.A questo punto potete filtrare il liquido e bere finché é ancora caldo.Se volete intensificare il potere digestivo dello stomaco , aggiungete dei semi di finocchio alla vostra tisana.Lasciateli in infusione per una decina di minuti assieme alle foglie di salvia e bevete la tisana calda.Per aumentare le proprietà antisettiche , aggiungete invece un pezzo du zenzero fresco leggermente pestato.
mercredi 27 septembre 2017
Yoga , funziona contro il mal di schiena lombare
La scienza lo promuove per alleviarne i sintomi ,sia praticato da solo che insieme ad altre forme di ginnastica,oppure abbinato ai farmaci.Per farlo senza che i sintomi peggiorino pero' é meglio rivolgersi ad insegnanti esperti .
LO YOGA non é una pratica di ginnastica qualsiasi e chi lo fa lo ritiene un metodo che dà benefici sull'intero stile di vita , oltre che per migliorare l'agilità e la salute.Non sempre pero' i benefici sono stati dimostrati clinicamente e i risultati delle indagini sono state spesso contrastanti.Adesso pero' la scienza lo promuove come tecnica per alleviare i sintomi di un tipo di mal di schiena molto comune, quello lombare cronico, con effetti che durano qualche mese.
Lo yoga fa bene sia come unico metodo di trattamento che comparato con altri tipi di esercizi di ginnastica specifica per la schiena o abbinato a farmaci antidolorifici.
Il parere dell'esperto
"Sebbene siano necessarie più indagini le posizioni dello yoga possono ridurre i sintomi del mal di schiena lombare,seppure in forma lieve o moderata e nel breve periodo".I ricercatori ricordano che nel 5% dei casi lo yoga ha invece portato ad un peggioramento dei sintomi, sebbene la percentuale sia sovrapponibile agli effetti collaterali delle altre forma di ginnastica specifica per combattere il mal di schiena , é bene rivolgersi sempre a insegnati esperti.
Quando il respiro si accompagna al movimento
I fattori che contribuiscono al mal di schiena sono vari e nessun singolo esercizio yoga si puo' dire essere curativo, tuttavia i benefici nel praticarlo sono dovuti anche al fatto che legando il respiro e movimento , invitiamo il corpo a muoversi diversamente.Questo scioglie le tensioni con la raccomandazione di, se ci sono dolori in corso ,assicurarsi che i movimenti non vadano ad aumentare il dolore che già sentite.
LO YOGA non é una pratica di ginnastica qualsiasi e chi lo fa lo ritiene un metodo che dà benefici sull'intero stile di vita , oltre che per migliorare l'agilità e la salute.Non sempre pero' i benefici sono stati dimostrati clinicamente e i risultati delle indagini sono state spesso contrastanti.Adesso pero' la scienza lo promuove come tecnica per alleviare i sintomi di un tipo di mal di schiena molto comune, quello lombare cronico, con effetti che durano qualche mese.
Lo yoga fa bene sia come unico metodo di trattamento che comparato con altri tipi di esercizi di ginnastica specifica per la schiena o abbinato a farmaci antidolorifici.
Il parere dell'esperto
"Sebbene siano necessarie più indagini le posizioni dello yoga possono ridurre i sintomi del mal di schiena lombare,seppure in forma lieve o moderata e nel breve periodo".I ricercatori ricordano che nel 5% dei casi lo yoga ha invece portato ad un peggioramento dei sintomi, sebbene la percentuale sia sovrapponibile agli effetti collaterali delle altre forma di ginnastica specifica per combattere il mal di schiena , é bene rivolgersi sempre a insegnati esperti.
Quando il respiro si accompagna al movimento
I fattori che contribuiscono al mal di schiena sono vari e nessun singolo esercizio yoga si puo' dire essere curativo, tuttavia i benefici nel praticarlo sono dovuti anche al fatto che legando il respiro e movimento , invitiamo il corpo a muoversi diversamente.Questo scioglie le tensioni con la raccomandazione di, se ci sono dolori in corso ,assicurarsi che i movimenti non vadano ad aumentare il dolore che già sentite.
mardi 26 septembre 2017
Il potere della musica per Parkinson , Alzheimer e riabilitazione motoria
Basta sfogliare un libro di Oliver Sacks per imparare a conoscere lo straordinario potere curativo della musica , la sua capacità di agire come un farmaco per malati di Parkinson o Alzheimer e di stimolare abilità cognitive straordinarie anche nei soggetti giunti ormai ad uno stadio avanzato della demenza.
A dar sostegno alle parole del celebre scrittore e neuroscienziato britannico é ora uno studio scientifico apparso sulla rivista Brain & Cognition , che ha dimostrato che eseguire anche un semplice gesto motorio con un sottofondo musicale nelle orecchie , favorisce un significativo sviluppo di sostanza bianca a livello cerebrale.
Un risultato che potrebbe avere importanti implicazioni non solo in ambito sportivo, ma anche nell'ambito della riabilitazione motoria dopo traumi e ictus.
Implicazioni anche sul linguaggio
Lo studio suggerisce che la musica fa una differenza fondamentale.La musica incoraggia le persone a muoversi.Questo studio fornisce la prima evidenza sperimentale che aggiungere delle battute musicali all'apprendimento di nuovi compiti motori puo' comportare dei cambiamenti nella struttura cerebrale.
Questi risultati sono di enorme impatto soprattutto nei casi di riabilitazione post-ictus , dato che diversi studi hanno legato proprio la sostanza bianca degli emisferi cerebrali con il recupero delle attività motorie e linguistiche dopo un ictus o un'ischemia.
Nuovi gesti motori
Una conclusione che dovrebbe far nascere ulteriori studi relativi alle implicazioni della musica nel campo della riabilitazione , con la possibilità che le note musicali più adatte a questo scopo siano diffuse in tutti i centri dedicati alla riabilitazione degli over 50.
A dar sostegno alle parole del celebre scrittore e neuroscienziato britannico é ora uno studio scientifico apparso sulla rivista Brain & Cognition , che ha dimostrato che eseguire anche un semplice gesto motorio con un sottofondo musicale nelle orecchie , favorisce un significativo sviluppo di sostanza bianca a livello cerebrale.
Un risultato che potrebbe avere importanti implicazioni non solo in ambito sportivo, ma anche nell'ambito della riabilitazione motoria dopo traumi e ictus.
Implicazioni anche sul linguaggio
Lo studio suggerisce che la musica fa una differenza fondamentale.La musica incoraggia le persone a muoversi.Questo studio fornisce la prima evidenza sperimentale che aggiungere delle battute musicali all'apprendimento di nuovi compiti motori puo' comportare dei cambiamenti nella struttura cerebrale.
Questi risultati sono di enorme impatto soprattutto nei casi di riabilitazione post-ictus , dato che diversi studi hanno legato proprio la sostanza bianca degli emisferi cerebrali con il recupero delle attività motorie e linguistiche dopo un ictus o un'ischemia.
Nuovi gesti motori
Una conclusione che dovrebbe far nascere ulteriori studi relativi alle implicazioni della musica nel campo della riabilitazione , con la possibilità che le note musicali più adatte a questo scopo siano diffuse in tutti i centri dedicati alla riabilitazione degli over 50.
lundi 25 septembre 2017
Ansiolitici:funzionano ma si rischia la dipendenza
Le benzodiazepine vanno utilizzate con cautela.Maggiori rischi di andare incontro all'Alzheimer per chi ne fa usoattenzione soprattutto agli anziani.
Pur essendo tra i rimedi tra i più efficacie tempestivi nel mettere freno all'ansia ,i farmaci ansiolitici andrebbero utilizzati letteralmente con il contagocce, in virtù del rischio di assuefazione e di dipendenza a cui si va incontro se si eccede anche di poco la prescrizione del medico.Ma troppo spesso le buone raccomandazioni finiscono a cadere nel vuoto.Lo dimostrano gli ultimi dati del rapporto OsMed sull'uso dei farmaci in Italia che pongono in cima alla classifica proprio le benzodiazepine meglio note con il nome commerciale di Xanax e Tavor , con importanti picchi di utilizzo nelle regioni Liguria , Piemonte e Valle d'Aosta.
Combattono il sintomo
In commercio ormai da mezzo secolo , questi farmaci agiscono su un particolare recettore neutronale con effetto di innescare un'azione inibitoria su tutto il sistema nervoso e mettere un freno a quel forte senso di turbamento riconducibile all'ansia.
.
Tuttavia questi farmaci non intervengono alla radice del problema e, una volta terminata la loro azione , l'ansia tende a riaffacciarsi di nuovo.
Dipendenza simile all'alcol
Uno dei principali rischi legati all'uso di questi farmaci é come detto prima , é l'assuefazione:il percorso ha solitamente inizio con il progressivo aumento del dosaggio da parte dei pazienti per ottenere lo stesso effetto ansiolitico , e termina con una vera e propria dipendenza da cui é poi difficile uscire.Le benzodiazepine sono gli unici farmaci a cui é riconosciuto l'effetto di indurre l'astinenza , che é molto simile a quella causata dall'alcol o dalle droghe.La soluzione in questi casi passa da un percorso terapeutico a cui vengono ridotte in modo molto graduale le dosi di ansiolitico, con eventuale ricorso a molecole simili a quelle utilizzate nei casi di dipendenza da alcol o da opiacei..
I rischi negli anziani
Gli anziani sono la categoria di pazienti che fa più uso di benzodiazepine, anche se alcuni effetti collaterali di questi farmaci possono rappresentare un rischo per le persone in età avanzat.Le benzodiazepine possono infatti interferire con con i processi della memoria ed hanno un importante effetto rilassante sulla muscolatura: cio' puo' contribuire al peggioramento di eventuali disturbi cognitivi negli anziani ed accrescere il rischio di cadute e conseguenti fratture.
E' inoltre ancora aperto il dibattito relativo all'uso di benzodiazepine ed al rischio di Alzeheimer: una ricerca apparsa sul British Medical journal nel 2014 ha evidenziato un importante aumento del rischio di Alzheimer negli anziani che facevano ricorso a benzodiazepine per un tempo superiore a tre mesi, mentre ulteriori studi clinici hanno evidenziato che questo rischio potrebbe essere legato ai sintomi che portano alla prescrizione di benzodiazepine, non alle benzodiazepine stesse.
Combattono il sintomo
In commercio ormai da mezzo secolo , questi farmaci agiscono su un particolare recettore neutronale con effetto di innescare un'azione inibitoria su tutto il sistema nervoso e mettere un freno a quel forte senso di turbamento riconducibile all'ansia.
.
Tuttavia questi farmaci non intervengono alla radice del problema e, una volta terminata la loro azione , l'ansia tende a riaffacciarsi di nuovo.
Dipendenza simile all'alcol
Uno dei principali rischi legati all'uso di questi farmaci é come detto prima , é l'assuefazione:il percorso ha solitamente inizio con il progressivo aumento del dosaggio da parte dei pazienti per ottenere lo stesso effetto ansiolitico , e termina con una vera e propria dipendenza da cui é poi difficile uscire.Le benzodiazepine sono gli unici farmaci a cui é riconosciuto l'effetto di indurre l'astinenza , che é molto simile a quella causata dall'alcol o dalle droghe.La soluzione in questi casi passa da un percorso terapeutico a cui vengono ridotte in modo molto graduale le dosi di ansiolitico, con eventuale ricorso a molecole simili a quelle utilizzate nei casi di dipendenza da alcol o da opiacei..
I rischi negli anziani
Gli anziani sono la categoria di pazienti che fa più uso di benzodiazepine, anche se alcuni effetti collaterali di questi farmaci possono rappresentare un rischo per le persone in età avanzat.Le benzodiazepine possono infatti interferire con con i processi della memoria ed hanno un importante effetto rilassante sulla muscolatura: cio' puo' contribuire al peggioramento di eventuali disturbi cognitivi negli anziani ed accrescere il rischio di cadute e conseguenti fratture.
E' inoltre ancora aperto il dibattito relativo all'uso di benzodiazepine ed al rischio di Alzeheimer: una ricerca apparsa sul British Medical journal nel 2014 ha evidenziato un importante aumento del rischio di Alzheimer negli anziani che facevano ricorso a benzodiazepine per un tempo superiore a tre mesi, mentre ulteriori studi clinici hanno evidenziato che questo rischio potrebbe essere legato ai sintomi che portano alla prescrizione di benzodiazepine, non alle benzodiazepine stesse.
samedi 23 septembre 2017
Scarpe scivolose
Scarpe scivolose : come risolvere il problema
A seconda del tipo di suole, ci sono scarpe scivolose e non , ma anche nel primo caso si puo' correre ai ripari .
IL PROBLEMA DELLE SCARPE SCIVOLOSE
A volte puo' capitare di acquistare un paio di calzature senza fare attenzione alla caratteristica delle suole.Per poi rendersi conto , solo dopo averle comprate , di avere ai piedi un paio di scarpe scivolose e dunque ben poco confortevoli se non pericolose soprattutto per gli over 50.Non rare infatti sono le cadute provocate dalla mancanza di suole antiscivolo.
COME RISOLVERLO
Ovviamente questo problema potrebbe essere risolto alla base.Ovvero al momento dell'acquisto, prediligendo calzature con la suola antiscivolo.Se tuttavia non siete stati cosi astuti, o quel modello é talmente bello da far passare in secondo piano la sicurezza, esistono una serie di metodi per trattare le suole scivolose e renderle più sicure.
TRATTARE LE SUOLE CON SUPERFICI ABBRASIVE
Le scarpe tendono a diventare man mano meno scomode con l'uso.poiché le suole inevitabilmente si consumeranno , diventando meno lisce.Per non attendere questa evoluzione naturale é possibile utilizzare vari rimedi.Possiamo passare sulle suole della carta vetrata o una limetta per unghie.in tal modo le suole avranno un maggiore attrito sul suolo e sarnno meno scivolose.
SUOLE ANTISCIVOLO E SPRAY PER SCARPE SCIVOLOSE
In commercio esistono delle apposite suole antiscivolo da applicare sulla parte posteriore delle scarpe , che promettono di risolvere il problema..Un altra soluzione é lo pray antiscivolo, che va spruzzato direttamente sulle suole.
SOLUZIONI FAI DA TE
come per tutte le cose anche per trattare le scarpe scivolose ci sono dei rimedi della nonna.il primo é utilizzare la polpa di una patata cruda :sfregate la patata sulle suole poiché la sostanza rilasciata , una volta asciutta , le renderà meno scivolose.Al posto dello spray antiscivolo, sicuramente più costoso, potete invece utilizzare la vostra lacca per capelli, oppure un'altra soluzione é applicare della vernice puffy o, ancora ,del nastro adesivo di cartone direttament sulle suole.
A seconda del tipo di suole, ci sono scarpe scivolose e non , ma anche nel primo caso si puo' correre ai ripari .
IL PROBLEMA DELLE SCARPE SCIVOLOSE
A volte puo' capitare di acquistare un paio di calzature senza fare attenzione alla caratteristica delle suole.Per poi rendersi conto , solo dopo averle comprate , di avere ai piedi un paio di scarpe scivolose e dunque ben poco confortevoli se non pericolose soprattutto per gli over 50.Non rare infatti sono le cadute provocate dalla mancanza di suole antiscivolo.
COME RISOLVERLO
Ovviamente questo problema potrebbe essere risolto alla base.Ovvero al momento dell'acquisto, prediligendo calzature con la suola antiscivolo.Se tuttavia non siete stati cosi astuti, o quel modello é talmente bello da far passare in secondo piano la sicurezza, esistono una serie di metodi per trattare le suole scivolose e renderle più sicure.
TRATTARE LE SUOLE CON SUPERFICI ABBRASIVE
Le scarpe tendono a diventare man mano meno scomode con l'uso.poiché le suole inevitabilmente si consumeranno , diventando meno lisce.Per non attendere questa evoluzione naturale é possibile utilizzare vari rimedi.Possiamo passare sulle suole della carta vetrata o una limetta per unghie.in tal modo le suole avranno un maggiore attrito sul suolo e sarnno meno scivolose.
SUOLE ANTISCIVOLO E SPRAY PER SCARPE SCIVOLOSE
In commercio esistono delle apposite suole antiscivolo da applicare sulla parte posteriore delle scarpe , che promettono di risolvere il problema..Un altra soluzione é lo pray antiscivolo, che va spruzzato direttamente sulle suole.
SOLUZIONI FAI DA TE
come per tutte le cose anche per trattare le scarpe scivolose ci sono dei rimedi della nonna.il primo é utilizzare la polpa di una patata cruda :sfregate la patata sulle suole poiché la sostanza rilasciata , una volta asciutta , le renderà meno scivolose.Al posto dello spray antiscivolo, sicuramente più costoso, potete invece utilizzare la vostra lacca per capelli, oppure un'altra soluzione é applicare della vernice puffy o, ancora ,del nastro adesivo di cartone direttament sulle suole.
vendredi 22 septembre 2017
Social Risk: utenti over 55 a rischio truffe sulla rete.
Come aiutarli?
Secondo uno studio recente di Kaspersky Lab le persone di questa fascia d’età non hanno la giusta percezione dei rischi sulla rete e di conseguenza non adottano le giuste misure di sicurezza (oltre il 90% svolgono operazioni sensibili on line e l’86% non pensa di poter essere bersaglio di truffe o rischi). La strada è quella dell’informazione ;
ode">I risultati dell’indagine, contenuti nel report intitolato “Più maturi e più saggi? Uno sguardo alle minacce che gli over 55 affrontano online”, dimostrano che le persone appartenenti a questa fascia d’età possono attuare comportamenti pericolosi online e diventare vittime di frodi.
Secondo uno studio recente di Kaspersky Lab le persone di questa fascia d’età non hanno la giusta percezione dei rischi sulla rete e di conseguenza non adottano le giuste misure di sicurezza (oltre il 90% svolgono operazioni sensibili on line e l’86% non pensa di poter essere bersaglio di truffe o rischi). La strada è quella dell’informazione ;
ode">I risultati dell’indagine, contenuti nel report intitolato “Più maturi e più saggi? Uno sguardo alle minacce che gli over 55 affrontano online”, dimostrano che le persone appartenenti a questa fascia d’età possono attuare comportamenti pericolosi online e diventare vittime di frodi.
i risultati sono preoccupanti in quanto l’indagine, che ha interrogato 12.546 utenti in tutto il mondo, indica che questa generazione è un bersaglio interessante per i cyber-criminali. Quando navigano in Internet, molti over 55 fanno acquisti, effettuano operazioni bancarie e comunicano con i propri cari senza proteggere in modo efficace se stessi e i propri dati più importanti dai cyber-criminali.
Nonostante questa fascia d’età sia più propensa a installare software di sicurezza sui propri computer, lo è meno a proteggere gli altri device o a migliorare il comportamento online per essere più protetta. Ad esempio, rispetto ad altre fasce d’età, utilizzano meno impostazioni di sicurezza elevate sui social media e nel browser (30% contro il 38%). Sono anche meno propensi ad usare funzioni di sicurezza interne al device (come, ad esempio, ‘trova il mio device’) o le VPN – 28% e 10% rispettivamente contro il 42% e il 16% di utenti di tutte le età. Quando condividono
un’informazione, solo il 35% ricontrolla i messaggi prima di inviarli e solo il 16% evita di condividere informazioni se si sente poco attento (contro il 44% e il 31% tra gli intervistati più giovani).La generazione più matura utilizza Internet in tutti gli ambiti della propria vita – aumentando così, se non prende le dovute precauzioni, il rischio di subire attacchi da parte di cyber-criminali. Gli over 55 usano Internet per comunicare tra loro – il 94% invia email regolarmente. Inoltre, navigano su Internet per svolgere le attività quotidiane. Le persone in questa fascia d’età sono più propense di altre a condurre transazioni su Internet: il 90% degli over 55 fa shopping online ed esegue transazioni tramite l’online banking (rispetto alla media dell’84% degli utenti delle altre fasce d’età).
Nonostante ciò, solo metà degli over 55 (49%) si preoccupa della propria vulnerabilità durante l’acquisto di prodotti online e la grande maggioranza (86%) non ritiene di essere un bersaglio per i cyber-criminali. La cosa preoccupante è che quattro persone su dieci (40%) si sono messe in pericolo condividendo i dettagli finanziari nel dominio pubblico (rispetto al 15% delle altre fasce d’età).
La loro mancanza di conoscenza del mondo online rende gli over 55 meno preparati a combattere i pericoli di Internet. Il risultato di ciò è che questa generazione è diventata vittima dei cyber-criminali. Secondo l’indagine, il 20% di tutti gli utenti ha parenti più anziani che sono stati vittime di software dannosi e il 14% ha parenti più grandi che sono stati vittime di finte vincite online. Inoltre, il 13% ha parenti più anziani che hanno condiviso informazioni troppo personali su Internet e il 12% ha parenti più maturi che sono stati vittime di truffe online.Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab afferma, “Da un lato, è fantastico vedere che così tanti over 55 utilizzano Internet per acquistare, effettuare operazioni bancarie e rimanere in contatto con i propri cari. L’indagine mostra chiaramente
che questa generazione sta abbracciando una vita connessa e tutte le opportunità che ne derivano. D’altra parte, tuttavia, è chiaro che gli over 55 non fanno abbastanza per proteggersi in modo adeguato. Ciò che è davvero preoccupante, è che non ritengono di poter essere un bersaglio per i cybe-criminali, ma si mettono costantemente in pericolo”.“Noi di Kaspersky Lab vogliamo sollecitare gli utenti più maturi di Internet ad essere più consapevoli dei pericoli a cui vanno incontro e ad agire in modo più responsabile. Inoltre, vogliamo incoraggiare gli utenti più giovani ad aiutare i propri parenti e amici a proteggersi meglio dalle reali minacce dei cyber-criminali. Prestare attenzione su Internet, installare soluzioni di sicurezza affidabili e impostare alti livelli di sicurezza della privacy, garantirà una vita connessa felice e sicura”, conclude Morten Lehn.
jeudi 21 septembre 2017
“Positive Nutrition”, la dieta che agisce sull’infiammazione per controllare il peso
L’orizzonte è già definito. Per parlare di dieta, d’ora in avanti,
non si dovrà più fare riferimento soltanto alla prevenzione delle
malattie. In un’ottica più costruttiva, occorrerà pensare al momento in
cui ci si siede a tavola come a un’occasione per migliorare il proprio
stato di forma: anche se si è sani.
Ruota attorno a questa nuova idea di alimentazione «Positive Nutrition - I pilastri della longevità», il libro che Barry Sears ha appena pubblicato (Sperling&Kupfer) assieme ai colleghi Benvenuto Cestaro (ordinario di biochimica della nutrizione all’Università di Milano) e Giovanni Scapagnini (associato di biochimica clinica all’Università del Molise).
«La dieta non è soltanto privazione, ma anche aggiunta di alimenti che possono aiutarci a vivere più a lungo e meglio - ha spiegato l’inventore della Dieta a Zona, nel corso del quarto congresso internazionale sulle
scienze della nutrizione, svoltosi a Milano -. Negli Stati Uniti già da anni si parla di longevità considerando gli anni di vita al netto da qualsiasi malattia. È questa la chiave che può invertire il trend che ha portato un aumento dei casi di obesità. L’obiettivo del modello alimentare descritto nel libro è quello di massimizzare la durata della vita in salute agendo sull’infiammazione silente».
«Positive Nutrition»: di cosa si tratta?
Mentre l’invecchiamento è un processo irreversibile influenzato dall’assetto genetico di ognuno di noi, che può fare aumentare la suscettibilità individuale a contrarre una malattia, il rischio di sviluppare una malattia è legato in prevalenza a fattori ambientali: tra cui l’alimentazione e lo stile di vita in generale. La cosiddetta infiammazione «silente», che concorre all’invecchiamento, è alla base di importanti malattie croniche: prime tra tutte il diabete quelle cardiovascolari (infarto del miocardio, scompenso cardiaco) e neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, demenze cerebrovascolari), i tumori. Massimizzare la durata della vita in salute agendo sull’infiammazione silente è proprio l’obiettivo della «Positive Nutrition», che Scapagnini
descrive come «un approccio culturale che aiuta a raggiungere una maggiore felicità. Siamo abituati a pensare alla dieta con l’idea della privazione, ovvero la necessità di eliminare o quanto meno limitare il consumo di certi alimenti specie se abbiamo problemi di salute come colesterolo o diabete. Ma il cibo può essere una fonte di sostanze benefiche per la salute, veri e propri farmaci, con azioni ben precise sull’organismo e sul funzionamento di ogni sua singola cellula». In questo caso non si parla dunque dell’ultima dieta del momento, ma di una filosofia alimentare da abbracciare fin dall’adolescenza e per sempre.
Tutto ruota attorno all’infiammazione
Nel libro molto ruota attorno al concetto di infiammazione, a cui la comunità scientifica sta dando sempre più credito negli ultimi anni. «Perché se da una parte ci permette di difenderci dalle invasioni microbiche e consente alle lesioni fisiche di guarire, se non si risolve in maniera adeguata diventa un’infiammazione a bassa intensità che può attaccare i nostri stessi organi, accelerando l’insorgere di malattie croniche», afferma Sears, tra i massimi esperti nel campo del controllo della risposta ormonale attraverso la dieta. L’inventore della
famosa dieta a Zona parte da un concetto fondamentale e ormai condiviso da tutti gli esperti: l’infiammazione silente è alla base dell’eccesso di peso e di gran parte delle malattie. Mantenerla entro certi limiti è uno dei fattori chiave della «Positive Nutrition», in quanto permette di ridurre lo sviluppo precoce di malattie croniche.
Ma come combattere l’infiammazione a tavola? «Riducendo l’apporto calorico, ma senza generare la sensazione di stanchezza o fame - è il pensiero di Sears -. Occorre ridurre il consumo di cibi ricchi di acidi grassi idrogenati e saturi: come i prodotti da forno, da fast food, la margarina, le carni rosse, il latte, il burro e i formaggi. Vanno privilegiati invece quelli che apportano acidi grassi mono e polinsaturi».
La giusta dieta come segreto per la longevità
La «Positive Nutrition» si basa dunque sul presupposto che ogni cibo può svolgere delle funzioni (positive) specifiche per il nostro organismo: «Dobbiamo imparare a considerare ogni pasto come un progetto ormonale che condiziona direttamente il lavoro degli organi e che può agire sul nostro Dna – dichiara Sara Farnetti, specialista in medicina interna e malattie del metabolismo –. La nutrizione funzionale ci aiuta a capire come funziona il cibo che può essere uno strumento preventivo, terapeutico ma anche di guarigione. Il cibo, infatti, può attivare il gene della longevità agendo direttamente sui nostri geni».
Ruota attorno a questa nuova idea di alimentazione «Positive Nutrition - I pilastri della longevità», il libro che Barry Sears ha appena pubblicato (Sperling&Kupfer) assieme ai colleghi Benvenuto Cestaro (ordinario di biochimica della nutrizione all’Università di Milano) e Giovanni Scapagnini (associato di biochimica clinica all’Università del Molise).
«La dieta non è soltanto privazione, ma anche aggiunta di alimenti che possono aiutarci a vivere più a lungo e meglio - ha spiegato l’inventore della Dieta a Zona, nel corso del quarto congresso internazionale sulle
scienze della nutrizione, svoltosi a Milano -. Negli Stati Uniti già da anni si parla di longevità considerando gli anni di vita al netto da qualsiasi malattia. È questa la chiave che può invertire il trend che ha portato un aumento dei casi di obesità. L’obiettivo del modello alimentare descritto nel libro è quello di massimizzare la durata della vita in salute agendo sull’infiammazione silente».
«Positive Nutrition»: di cosa si tratta?
Mentre l’invecchiamento è un processo irreversibile influenzato dall’assetto genetico di ognuno di noi, che può fare aumentare la suscettibilità individuale a contrarre una malattia, il rischio di sviluppare una malattia è legato in prevalenza a fattori ambientali: tra cui l’alimentazione e lo stile di vita in generale. La cosiddetta infiammazione «silente», che concorre all’invecchiamento, è alla base di importanti malattie croniche: prime tra tutte il diabete quelle cardiovascolari (infarto del miocardio, scompenso cardiaco) e neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, demenze cerebrovascolari), i tumori. Massimizzare la durata della vita in salute agendo sull’infiammazione silente è proprio l’obiettivo della «Positive Nutrition», che Scapagnini
descrive come «un approccio culturale che aiuta a raggiungere una maggiore felicità. Siamo abituati a pensare alla dieta con l’idea della privazione, ovvero la necessità di eliminare o quanto meno limitare il consumo di certi alimenti specie se abbiamo problemi di salute come colesterolo o diabete. Ma il cibo può essere una fonte di sostanze benefiche per la salute, veri e propri farmaci, con azioni ben precise sull’organismo e sul funzionamento di ogni sua singola cellula». In questo caso non si parla dunque dell’ultima dieta del momento, ma di una filosofia alimentare da abbracciare fin dall’adolescenza e per sempre.
Tutto ruota attorno all’infiammazione
Nel libro molto ruota attorno al concetto di infiammazione, a cui la comunità scientifica sta dando sempre più credito negli ultimi anni. «Perché se da una parte ci permette di difenderci dalle invasioni microbiche e consente alle lesioni fisiche di guarire, se non si risolve in maniera adeguata diventa un’infiammazione a bassa intensità che può attaccare i nostri stessi organi, accelerando l’insorgere di malattie croniche», afferma Sears, tra i massimi esperti nel campo del controllo della risposta ormonale attraverso la dieta. L’inventore della
famosa dieta a Zona parte da un concetto fondamentale e ormai condiviso da tutti gli esperti: l’infiammazione silente è alla base dell’eccesso di peso e di gran parte delle malattie. Mantenerla entro certi limiti è uno dei fattori chiave della «Positive Nutrition», in quanto permette di ridurre lo sviluppo precoce di malattie croniche.
Ma come combattere l’infiammazione a tavola? «Riducendo l’apporto calorico, ma senza generare la sensazione di stanchezza o fame - è il pensiero di Sears -. Occorre ridurre il consumo di cibi ricchi di acidi grassi idrogenati e saturi: come i prodotti da forno, da fast food, la margarina, le carni rosse, il latte, il burro e i formaggi. Vanno privilegiati invece quelli che apportano acidi grassi mono e polinsaturi».
La giusta dieta come segreto per la longevità
La «Positive Nutrition» si basa dunque sul presupposto che ogni cibo può svolgere delle funzioni (positive) specifiche per il nostro organismo: «Dobbiamo imparare a considerare ogni pasto come un progetto ormonale che condiziona direttamente il lavoro degli organi e che può agire sul nostro Dna – dichiara Sara Farnetti, specialista in medicina interna e malattie del metabolismo –. La nutrizione funzionale ci aiuta a capire come funziona il cibo che può essere uno strumento preventivo, terapeutico ma anche di guarigione. Il cibo, infatti, può attivare il gene della longevità agendo direttamente sui nostri geni».
mercredi 20 septembre 2017
Lo sport che ti allunga la vita? Il tennis
Uno studio durato 14 anni e realizzato in Gran Bretagna rivela come i
giochi di ’racchetta’ siano più salubri del calcio, dimezzando il
rischio di morte
Una volta era una telefonata che ti allungava la vita, naturalmente secondo un noto spot televisivo. Ora, spostandosi in campo sportivo, uno studio coordinato dalla Sydney Medical School e pubblicato dal British Journal of Sport Medicine sostiene che il tennis sia lo sport che allunga di più la vita, dimezzando il rischio di morte, seguito da nuoto, aerobica e ciclismo. Pollice verso invece per calcio, rugby e corsa: per questi sport, apparentemente, non ci sarebbero benefici.
I ricercatori hanno analizzato undici diversi studi fatti tra il 1994 e il 2008 in Inghilterra e Scozia, coprendo un campione di oltre 80mila persone di età media 52 anni che aveva descritto le proprie abitudini sportive, concentrandosi sulle attività più popolari emerse: sport di `racchetta´ (tennis, squash, badmnington), nuoto, aerobica, lavori di casa pesanti, camminata, calcio e rugby, corsa. Ogni soggetto coinvolto è stato poi seguito per nove anni, periodo durante il quale ci sono state circa 10mila morti.
In generale, confrontato con la quota di soggetti che non facevano attività sportiva, il rischio di morte è risultato minore del 47% per chi praticava sport di racchetta, del 28% per i nuotatori, del 27% per chi pratica le attività aerobiche in palestra, danza compresa, e del 15% fra i ciclisti. Per quanto riguarda invece la morte per problemi cardiovascolari lo studio ha trovato un rischio minore del 56% per i tennisti, del 41% per i nuotatori e del 36% per chi pratica aerobica.
Nessun beneficio statisticamente significativo è stato trovato invece per chi corre o fa calcio, anche se secondo gli stessi autori altri studi hanno invece trovato effetti positivi anche per queste discipline. «Questi risultati dimostrano che fare uno sport può avere grandi benefici per la salute pubblica - concludono gli autori -, e possono aiutare i medici a spingere i pazienti verso una maggiore attività fisica».
Una volta era una telefonata che ti allungava la vita, naturalmente secondo un noto spot televisivo. Ora, spostandosi in campo sportivo, uno studio coordinato dalla Sydney Medical School e pubblicato dal British Journal of Sport Medicine sostiene che il tennis sia lo sport che allunga di più la vita, dimezzando il rischio di morte, seguito da nuoto, aerobica e ciclismo. Pollice verso invece per calcio, rugby e corsa: per questi sport, apparentemente, non ci sarebbero benefici.
I ricercatori hanno analizzato undici diversi studi fatti tra il 1994 e il 2008 in Inghilterra e Scozia, coprendo un campione di oltre 80mila persone di età media 52 anni che aveva descritto le proprie abitudini sportive, concentrandosi sulle attività più popolari emerse: sport di `racchetta´ (tennis, squash, badmnington), nuoto, aerobica, lavori di casa pesanti, camminata, calcio e rugby, corsa. Ogni soggetto coinvolto è stato poi seguito per nove anni, periodo durante il quale ci sono state circa 10mila morti.
In generale, confrontato con la quota di soggetti che non facevano attività sportiva, il rischio di morte è risultato minore del 47% per chi praticava sport di racchetta, del 28% per i nuotatori, del 27% per chi pratica le attività aerobiche in palestra, danza compresa, e del 15% fra i ciclisti. Per quanto riguarda invece la morte per problemi cardiovascolari lo studio ha trovato un rischio minore del 56% per i tennisti, del 41% per i nuotatori e del 36% per chi pratica aerobica.
Nessun beneficio statisticamente significativo è stato trovato invece per chi corre o fa calcio, anche se secondo gli stessi autori altri studi hanno invece trovato effetti positivi anche per queste discipline. «Questi risultati dimostrano che fare uno sport può avere grandi benefici per la salute pubblica - concludono gli autori -, e possono aiutare i medici a spingere i pazienti verso una maggiore attività fisica».
lundi 18 septembre 2017
Menopausa:diminuzione della memoria e disturbi cognitivi
Ma i rimedi ci sono: eccoli
Conseguenze negative dal calo degli estrogeni. Qualcosa si può fare. A
partire dal tenere in movimento il cervello. Ecco come non perdere la testa
QUANDO CI SI TROVA nel bel mezzo di una
stanza e non si ricorda il perché. Quando quella parola così necessaria
si perde nei meandri del cervello. Quando ci si accorge con orrore di
aver saltato un appuntamento importante. Sono piccoli segnali che
raccontano il tempo che passa, e indicano l'inizio di una nuova fase
nella vita delle donne. Perché la menopausa
non è solo vampate, insonnia, o atrofia vaginale – insieme ad altre
condizioni più specifiche – ma anche una nebbiolina che appanna i
ricordi.
Perché, racconta uno studio sul Journal of Neuroscience di un gruppo di ricerca della Harvard Medical School di Boston, i cambiamenti ormonali che si verificano al variare dello stadio riproduttivo di una donna, in particolare il crollo della produzione di estrogeni, possono avere un impatto negativo sulla funzionalità del cervello e peggiorare alcuni processi cognitivi come appunto la memoria, come lamentano quasi due donne su tre.
Perché, racconta uno studio sul Journal of Neuroscience di un gruppo di ricerca della Harvard Medical School di Boston, i cambiamenti ormonali che si verificano al variare dello stadio riproduttivo di una donna, in particolare il crollo della produzione di estrogeni, possono avere un impatto negativo sulla funzionalità del cervello e peggiorare alcuni processi cognitivi come appunto la memoria, come lamentano quasi due donne su tre.
Nel cervello, l'ippocampo (la regione legata all'immagazzinamento dei ricordi) contiene alti livelli di recettori per gli estrogeni e il progesterone. Non stupisce quindi che variazioni dei livelli ormonali nel corso della vita della donna si riflettano sulla funzionalità del cervello".
L'impatto della menopausa sulla memoria era già stato esplorato nel 2012 da un gruppo di ricercatori del Rochester Medical Center e dell'università dell'Illinois a Chicago. Somministrando alcuni test neuropsicologici a 75 donne tra i 40 e i 60 anni, gli studiosi avevano notato che nel primo anno post-menopausa le donne mostravano risultati significativamente peggiori non solo nei compiti di apprendimento verbale e della memoria, ma anche nell'attenzione, rispetto alle donne non ancora in menopausa. Nella nuova indagine, oltre ai test neuropsicologici, i ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale (fM-RI) su 200 donne tra i 45 e i 55 anni, a cui era stato chiesto di eseguire un'operazione di codifica verbale.
Osservando il cervello con la scansione durante l'esecuzione del compito, i ricercatori hanno scoperto un'alterazione della connettività a livello dell'ippocampo nelle donne in menopausa. "In particolare – spiega ancora Matteoli - si è visto che basse concentrazioni del 17beta-estradiolo (il principale ormone sessuale prodotto dalle cellule dell'ovaio) erano correlate ad alterazioni più pronunciate della connettività dell'ippocampo e a prestazioni peggiori in test di tipo mnemonico". Conclusione: il calo ormonale durante la menopausa gioca un ruolo significativo nella regolazione dei circuiti della memoria, già nelle prime fasi del processo di invecchiamento.
La correlazione tra menopausa e memoria, tuttavia, potrebbe non essere così stretta. "Molti ricercatori – aggiunge la neuroscienziata - ritengono che la confusione mentale in questa fase della vita non sia causata direttamente dalla mancata azione degli ormoni su recettori specifici, ma, in modo indiretto, dalle variazioni ormonali in generale. Sappiamo infatti che queste alterazioni provocano altri sintomi come gli sbalzi d'umore e i disturbi del sonno, che a loro volta possono avere un impatto negativo sulle funzioni cognitive".
Come dissipare allora questa nebbiolina che a volte rende complicato ricordare azioni o parole? "Alcuni esperti raccomandano l'uso della terapia ormonale sostitutiva. Ma, sottolinea Matteoli, le conclusioni non sono definitive: alcuni studi hanno concluso che questa migliori la memoria e gli altri aspetti cognitivi, altri suggeriscono che non abbia alcun effetto o possa averne uno negativo sulle facoltà cognitive. A tutt'oggi il quadro non è del tutto chiaro". Di certo per mantenere buone capacità mnemoniche e cognitive anche in menopausa, è utile un regolare esercizio fisico aerobico, in grado di aumentare nel cervello la produzione di fattori neurotrofici che proteggono la connettività dei neuroni e la loro plasticità, fondamentale per l'apprendimento, così come una dieta sana, povera di grassi, che riduca il carico infiammatorio dell'organismo. Infine una vita sociale attiva, la lettura, l'interesse per le cose, il costante apprendimento di una lingua.
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