vendredi 30 juin 2017

Ecco perché il cibo in aereo non ha gusto

Tutta colpa del rumore

 Avete notato come in aereo il cibo sembri insapore? Negli ultimi vent’anni molte compagnie aeree hanno assunto grandi chef e speso capitali per migliorare il gusto dei pranzi in prima e business class con risultati deludenti. Oggi, grazie a Charles Spencer, docente di Psicologia sperimentale all’Oxford University (Gran Bretagna) sappiamo perchè. Un suo studio ha scoperto che il rumore costante dei motori dell’aereomobile (80-85 decibel) riduce del 30 per cento la nostra sensibilità al dolce e al salato rispetto a quando siamo a terra. Secondo Spencer, il rumore dell’aereo alimenta la paura ancestrale dell’uomo emulando la situazione dei nostri antenati cavernicoli di fronte al ruggito di feroci predatori.

A 10.000 metri di quota l’unico gusto che migliora é l’umami, il «saporito», il quinto gusto (dopo dolce,
salato, aspro e amaro) definito nel 1908 dal scienziati giapponesi partendo dal glutamato di monosodio. L’umami é presente nel succo di pomodoro che, inconsciamente è da decenni una delle bevande più richieste durante i voli, anche grazie al ferro che contiene é considerato utile contro il jet-lag, lo sfasamentodell’orologio biologico provocato dall’attraversamento di molti fusi orari. Il succo di pomodoro è anche l’ingrediente del bloody mary, condito con Worcester sauce (ricchissima di umami): è di gran lunga l’aperitivo più bevuto in cielo.Secondo un’altra ricerca, di Peter Barnham docente di gastronomia molecolare alla Bristol University (sempre nel Regno Unito), l’appetibilità del cibo in volo è diminuita anche dalla bassa pressione e dalla soprattutto bassissima umidità dell’aria in cabina. In aereo l’umidità scende sotto il 10 per cento, come nei deserti più secchi del pianeta.


A seguito di queste ricerche è cominciata la gara delle compagnie per ridare gusto alle vivande. La Cathay Pacific di Hong Kong addiziona miele e succo di un frutto della famiglia dei lychee alla birra alla spina servita a bordo. Funziona, a 10.000 metri il liquido ambrato diventa più appetibile.

jeudi 29 juin 2017

Remise en forme: i fitness trend del 2017

Prima delle vacanze scatta la corsa in palestra. Yogalates, Booty Barre etc.: quest’anno ci si allenerà così



Remise en forme: è giunta l’ora.Finito l'inverno, è arrivato il momento di dare un calcio alla pigrizia pronti a fare il pieno di energia. Fare sport non è solo una questione di vanità ma anche di salute. L’offerta è ricca ergo tutti possono trovare una disciplina stimolante in grado di fornire lo sprint necessario per rimettersi in sesto fisicamente.


Remise en forme, le novità del fitness
Quando si parla di fitness è risaputo, anno dopo anno arrivano in Italia interessanti novità. Sono tante infatti le palestre dello stivale che, stando al passo con le mode lanciate in Uk o Usa, propongono a nuovi e vecchi iscritti i trend del momento.

Assault Air Bike: sì, pedalare

In molti non ne hanno mai sentito parlare ma l’Assault Air Bike è una delle ultime frontiere del fitness. Dimenticate le classiche bike da spinning. Non bisogna lasciarsi ingannare dal design minimalista. Questa macchina, adottata già dai centri Fitness First, permette di coinvolgere tanto la parte inferiore che quella superiore del corpo. Insieme o separatamente. Il risultato? Un allenamento cardiovascolare al top.


H2oSurFIT, l’allenamento sulla tavola da surf
C’è chi ama la palestra ma in molti preferiscono la piscina. Sono tanti i centri, come quelli della Virgine Active, che propongono corsi in piscina come Acqua Zumba o Acquacombat che riproduce i movimenti della kickboxing e ancora Hydrobike.
Una novità assoluta è però il H2oSurFIT disciplina che, tramite l’utilizzo di una tavola da surf galleggiante, permette di potenziare la muscolatura delle gambe, modellare i glutei e tonificare gli addominali eseguendo una sequenza di esercizi di fitness in equilibrio. Il tutto permette di mi­glio­ra­re la propria sta­bi­li­tà, la for­za e la re­si­sten­za.

Yogalates, i benefici dello Yoga combinati al Pilates

Se lo scorso anno abbiamo assistito al grande boom dello yoga, il 2017 non sarà da meno. Ebbene sì, questa disciplina ha la capacità di allenare il corpo, nutrire l’anima e calmare la mente. Da provare lo Yogalates, un sistema di esercizi che combina il meglio di Yoga e Pilates. Proprio così, ogni lezione, tra tonificazione e allungamento, regala un totalizzante senso di pace a armonia.


Booty Barre: tre discipline in un solo allenamento

Sono tante anche le lezioni ispirate alla danza. Un esempio? Arriva da Los Angeles la moda del Booty Barre, il corso di fusion ballet ideato da Tracey Mallet, famosa personal trainer delle star di Hollywood.

Come funziona? Si alternano movimenti ispirati alla danza a posizioni di Yoga alla sbarra ed esercizi di Pilates. Parliamo di un allenamento completo in quanto tonifica i muscoli e, allo stesso tempo, migliora la respirazione, rassoda gambe, addominali e glutei.

mercredi 28 juin 2017

Come vivere 10 anni di più

Un po’ di sport, buona tavola e tante abitudini piacevoli. Il decalogo scandinavo per rinviare l’invecchiamento. Quanto stiamo al mondo dipende al 75% da noi;

E così Marklund, con parole molto semplici ed esempi efficaci, ci prende per mano nel cammino verso la consapevolezza. Con una raccomandazione ovvia, ma responsabilizzante, all’ultima pagina: «Il libro è finito, ma il resto della tua vita è appena cominciato! Come scegli di viverlo? Adesso conosci ciò che può rallentare l’invecchiamento». La lezione preliminare, che le sottintende tutte, è una: il nostro nemico peggiore, nel quotidiano, è l’infiammazione, una minaccia subdola e costante che oltre a indebolirci, alla lunga fa ammalare i nostri organi vitali. Tutta colpa dei radicali liberi, che agiscono come predatori sulle cellule, danneggiandole. Uno stile di vita sano rafforza il nostro sistema immunitario, e li combatte. Gli alleati, però, sono tutti alla nostra portata: un po’ di ginnastica, frutta e verdura, anche il vino rosso!, le amicizie, dei buoni pensieri. Un manuale a prova di pigrizia. Anche perché in palio ci sono 10 anni da vivere in più. Chi non vorrebbe vivere dieci anni di più (e in salute)? E chi non vorrebbe scoprire come riuscirci? A dare le risposte è il saggio di un medico di Vänersborg, già caso editoriale in Svezia e ora in corso di traduzione in ventitré Paesi, compresa l’Italia, dove uscirà il 17 marzo con La nave di Teseo nella collana le Onde. La guida scandinava per vivere 10 anni di più (164 pp., 15 euro) del medico specializzato in salute pubblica Bertil Marklund, sembra replicare ai nostri «vorrei, ma non posso» con indicazioni concrete per migliorare il nostro stile di vita. Un tema non più trascurabile, visto che ormai gli studi sembrano convergere sulla stessa analisi: al netto di incidenti, terrorismo internazionale e calamità naturali, la durata della nostra vita è dettata per il 25 per cento dalla genetica e per il 75 per cento dallo stile di vita.


Movimento (e teniamo d’occhio il contapassi)

Chi non vorrebbe vivere dieci anni di più (e in salute)? E chi non vorrebbe scoprire come riuscirci? A dare le risposte è il saggio di un medico di Vänersborg, già caso editoriale in Svezia e ora in corso di traduzione in ventitré Paesi, compresa l’Italia, dove uscirà il 17 marzo con La nave di Teseo nella collana le Onde. La guida scandinava per vivere 10 anni di più (164 pp., 15 euro) del medico specializzato in salute pubblica Bertil Marklund, sembra replicare ai nostri «vorrei, ma non posso» con indicazioni concrete per migliorare il nostro stile di vita. Un tema non più trascurabile, visto che ormai gli studi sembrano convergere sulla stessa analisi: al netto di incidenti, terrorismo internazionale e calamità naturali, la durata della nostra vita è dettata per il 25 per cento dalla genetica e per il 75 per cento dallo stile di vita. 


Concediamoci relax (e impariamo a perdonare)

E se provassimo a rilassare le spalle? Va meglio, vero? Lo stress crea più danni del fumo (sprigiona adrenalina e cortisolo, aumenta radicali liberi e infiammazioni). Non c’è solo quello reale, dovuto a preoccupazioni, pensieri, piccole o grandi arrabbiature. C’è anche quello che creiamo quando immaginiamo uno scenario negativo. L’antidoto è racchiuso in questi infiniti: recuperare, respirare, perdonare e per-donarsi, ridurre le aspettative. E, talvolta, rendersi irraggiungibili.



Sonno: bastano sette ore. E un pisolino

Il sonno è la nostra più importante fonte di recupero delle energie. Purché non venga interrotto. Una buona dormita, in media, è di 7 ore. Un pisolino dopo pranzo di 20 minuti, da solo, riduce del 40% il rischio di problemi cardiaci (ma in pochi se lo possono permettere). Tra le buone abitudini che agevolano un sonno davvero ristoratore c’è quella di andare a dormire e svegliarsi alla stessa ora. E poi i riti: metter via smartphone e tablet, fare in modo di resta-re al buio. Attenti a caffeina e alcol!



Sole, basta una tintarella da giardinaggio

Il sole è importante perché ci «regala» la vitamina D, che rinforza il sistema immunitario, contribuisce ad attenuare le infiammazioni, ci protegge da vari tipi di cancro, dalla sclerosi, dalla depressione, da malattie reumatiche e osteoporosi. Certo, non vale fare una indigestione di raggi ultravioletti dal 15 luglio al 15 agosto. Per fare una buona scorta di vitamina D nei mesi estivi è sufficiente lavorare in giardino, fare una passeggiata con degli shorts: sono sufficienti 15-20 minuti senza protezione.


Alimentazione: l’arcobaleno nel piatto

Esistono alimenti che rafforzano le nostre difese immunitarie e proteggono, o guariscono, dalle infiammazioni. Sono gli antiossidanti, gli Omega-3 e Omega-6, i cibi a basso indice glicemico, fibre e probiotici. Gli antiossidanti sono nelle bacche e nella frutta; gli Omega-3 in alcuni tipi di pesce e crostacei. La carne è meglio limitarla (e preferibilmente bianca). Evitare i cibi precotti. Per essere sicuri di aver assunto tutto quello che ci fa bene, pensiamo a un arcobaleno nel piatto.


Bere tanta acqua, 4 caffè e un po’ di rosso

Che l’acqua sia la nostra migliore amica (almeno un litro e mezzo al giorno) lo sapevamo. Ma sapevamo che pure 3-4 tazze di caffè quotidiane hanno il loro effetto positivo sulla salute? Studi dimostrano che il caffè diminuisce il rischio di diabete, di ictus e di Alzheimer. Il tè contiene antiossidanti, come il mate (che non ha caffeina, ed è un vantaggio). Meglio il vino rosso del bianco (ma non più di 14 bicchieri alla settimana per gli uomini e 9 per le donne): riduce il rischio di diabete.


Il giusto peso (è una questione di centimetri)

La buona notizia è che non bisogna essere per forza magri. Per evitare il sovrappeso, però, dobbiamo tenere d’occhio la bilancia. Ci deve preoccupare non tanto una «ciccia» ben distribuita, ma un accumulo sul girovita. Per misurarlo basta sdraiarsi su un tappeto a pancia in su e con un righello misurare la distanza dal suolo all’altezza dell’ombelico; se è inferiore a 22 cm per gli uomini e 20 per le donne va tutto bene. L’ideale è il digiuno breve: niente ci-bo dalle 18 alle 12 del giorno dopo.


Bocca sana: denti e gengive, la regola del 2

La bocca si presta a ospitare infiammazioni croniche, per la gioia dei batteri che si nascondono nelle «tasche» delle gengive. Secondo alcuni calcoli, avere gengive sane può allungare la vita di oltre sei anni. Dunque, non dimentichiamo la regola del due: spazzolare i denti con due cm di dentifricio al fluoro per almeno due minuti due volte al giorno. E teniamo a mente che ogni volta che mangiamo zuccheri, tanti o pochi, resta un periodo di acidità in bocca di 30 minuti: causa carie e infiammazioni.


Ottimismo: sempre meglio riderci sopra

È ora di smetterla di vedere nero: gli ottimisti vivono più a lungo dei pessimisti e, secondo alcune ricerche, il «più a lungo» può arrivare a 7 anni. Come è possibile? Beh, l’ottimista pensa alle soluzioni, il pessimista rimugina sui problemi. Si può cambiare? Sì, basta volerlo. Creando, per esempio, modelli positivi dentro di noi, immagini di cui essere grati e di cui godere. E ricordiamoci che ridere aumenta le endorfine, i neurotrasmettitori del piacere.

Amici e famiglia, un toccasana per la salute

L’uomo è un animale sociale. La solitudine va bene se è una scelta consapevole, ma niente è fortificante come sentirsi benvoluti da familiari, amici, colleghi. E in questo bisogna prendersi un po’ di responsabilità e dedicarsi alla qualità delle nostre relazioni. Poiché è certificato che si guarisce più in fretta quando siamo circondati da chi ci vuole bene. Chi vive solo ha un rischio più elevato di morire di ictus. E il rischio di ammalarsi di Alzheimer, invece, è doppio in chi si sente solo.


mardi 27 juin 2017

Bottoni: come attaccarli. Metodo e piccoli trucchi

Imparare ad attaccare i bottoni non è poi così complesso. Vi do qualche consiglio utile e semplice da mettere in pratica





BOTTONI STACCATI E CIONDOLANTI, ADDIO!
Un tempo le nostre mamme e ancor più le nostre nonne sapevano fare un po’ tutto. Oggi invece sono sempre meno le giovani donne in grado di occuparsi a 360 gradi della gestione domestica. Questa include tante capacità oltre al pulire e al cucinare, come ad esempio cucire e saper effettuare piccole riparazioni. A volte anche dei bottoni ciondolanti possono creare difficoltà e far balenare subito in mente l’idea di ricorrere ad una sarta. In verità imparare ad attaccare i bottoni non è poi così complesso e di seguito vi daremo qualche consiglio utile e semplice da mettere in pratica.

ATTACCARE I BOTTONI: COME INIZIARE

Prima di iniziare la nostra “operazione bottone”, procuriamoci un ditale, un ago delle dimensioni appropriate e un filo dello stesso colore del tessuto su cui andremo ad attaccare i bottoni. Segniamo il punto esatto in cui il bottone dovrà essere applicato. E, dal rovescio della stoffa, fermiamo con un piccolo nodo od un puntino il filo al tessuto.

L’IMPORTANZA DELLA CUCITURA E DEL “GAMBO”

A questo punto possiamo iniziare a passare il filo al dritto della stoffa, infilandolo in uno dei fori del bottone per poi tornare sul rovescio attraverso un altro foro e così via. Attenzione però a non far tendere il filo. Bisogna lasciare fra i bottoni e la stoffa un piccolo “gambo” così che, restando leggermente scostati dal tessuto, una volta abbottonati non tireranno. Per fare ciò, prima di passare il filo al rovescio della stoffa per fermarlo, sarà bene fare 4/5 giri intorno al “gambo”. Oppure tenere sul bottone uno spillo prima di iniziare a cucire, per poi sfilarlo alla fine. Lo spessore dello spillo avrà prodotto automaticamente il “gambo”.

ALTRI PICCOLI TRUCCHI PER ATTACCARE I BOTTONI

I bottoni vanno sempre attaccati con un filo robusto e, se la stoffa è leggera o delicata, sarà bene rinforzala sul rovescio con un piccolo pezzettino di tessuto o fodera dello stesso colore. Sui cappotti, invece, sarà bene attaccare i grandi bottoni cucendone uno piccolo in corrispondenza sul rovescio.

REGOLE DI CUCITURA DEL BOTTONE

Non c’è una regola fissa per attaccare un bottone a quattro fori. Si può cucire con punti incrociati, paralleli o a quadrato. L’importante è che i bottoni dello stesso capo siano tutti attaccati allo stesso modo. Se il bottone è senza buchi, ma con gambo in metallo, va invece fissato in maniera molto aderente alla stoffa.

samedi 24 juin 2017

Cibo e cervello: cosa mangiare per mantenere la lucidità

Alcuni alimenti aiutano a concentrarsi, ricordare, e combattere la degenerazione cellulare


Cibo e cervello. Lucidità, capacità di concentrazione, memoria, intelligenza. Ci sono degli alimenti che contribuiscono al benessere cerebrale, ottimizzando le prestazioni intellettive e combattendo la degenerazione cellulare che si verifica con l’età. Cibo per il cervello, che la nutrizionista Cassandra Barnes identifica in particolar modo con questi cinque.


Cibo e cervello: cioccolato fondente

Ottima notizia: il cibo per il cervello non è né noioso, né restrittivo. Il cioccolato è infatti uno degli alimenti benefici per le capacità cerebrali. Ma attenzione, parliamo di cioccolato fondente almeno al 70%, non delle barrette commerciali tutte zuccheri e grassi. Il cacao è ricco di flavonoidi, potenti antiossidanti che diverse ricerche associano alla prevenzione di malattie degenerative. Inoltre il cioccolato è ricco di minerali (magnesio, zinco, ferro) che giocano un ruolo importante nella salute del sistema nervoso
.

Cibo e cervello. Uova

Le uova, e specialmente gli albumi, sono ricche di sostanze benefiche per il sistema nervoso. In particolare la colina, enzima a volte indicato come vitamina J. Essa è associata alla capacità di apprendimento e di memorizzazione.

Salmone
I pesci grassi sono ricchi di omega 3, e in particolare il salmone. Questa sostanza è stata indicata da molte ricerche come un importantissimo elemento corroborante per il cervello. In particolare contribuisce alla memoria e combatte la degenerazione cellulare. Inoltre il salmone è ricco di vitamina B12, essenziale per la salute e il funzionamento neuronale.


Semi di zucca
Dopo 3 tipi di cibo per il cervello allettanti, arrivano i semi di zucca a far scemare l’entusiasmo? Errore, i semi sono ottimi tostati e aggiunti alle insalate, oppure utilizzati per arricchire yogurt, dolci ma anche zuppe e piatti salati. Fidatevi dei semi di zucca perché sono una miniera di zinco, fondamentale per le funzioni cognitive.
Alghe

Un altro cibo per il cervello che può far arricciare il naso ai più tradizionalisti della cucina. Le alghe sono un vero e proprio super cibo, ricchissime di iodio e quindi utili per la salute del sistema nervoso. Sono inoltre una miniera di zinco che, come accennato è importante per funzioni come pensare, imparare, fare ragionamenti.

jeudi 22 juin 2017

70 anni e un cuore da trentenni? Ecco 7 regole per riuscirci

Seguire alla lettera la regola dei Life’s Simple 7 accresce la probabilità di mantenere in salute i vasi sanguigni anche con il sopraggiungere dell’età avanzata


Non sono tanto i fattori genetici a determinare l’invecchiamento del sistema cardiovascolare, quanto alcune abitudini di vita riconducibili a esercizio fisico, alimentazione, fuga dai vizi e mantenimento di una buona forma fisica in generale. Questo significa che superare i 70 anni e avere un cuore da trentenni è possibile, anche se richiede una buona dose di impegno e di sacrifici. È il messaggio che emerge da una recente ricerca apparsa sulla rivista dell’American Heart Association Hypertension che, dati alla mano, fa riferimento a sette regole d’oro da seguire per mantenere un sistema vascolare giovane e sano anche in età avanzata.

Vivere all’«occidentale» ostacola il cuore
Oltre 3 mila adulti over 50 in buone condizioni di salute sono stati presi in esame dalla ricerca, che ne ha valutato la condizione cardiovascolare sulla base della pressione sanguigna e della pulse-wave velocity – o velocità dell’onda di polso – un indice usato in cardiologia per misurare la rigidità dei vasi sanguigni e quindi il loro stato di salute. Ne è emerso che soltanto il 30% dei partecipanti di età compresa tra i 50 e i 60 anni dimostrava avere un sistema cardiovascolare realmente «giovane» e paragonabile a quello di una persona di 30 anni o meno.

Questa percentuale si riduceva all’1% nelle persone al di sopra dei 70 anni. «La cultura occidentale che include una dieta poco sana e uno stile di vita sedentario rappresenta un ostacolo al mantenimento di vasi sanguigni sani» è il commento dell’autore dello studio Teemu Niiranen della Boston University School of Medicine.

Vivere a lungo con i «Life’s Simple 7»
Il ricercatore sottolinea come i fattori che più incidono sulla «vecchiaia» vascolare sono il mantenimento del peso forma, il ridotto indice di massa corporea e il fatto di non avere il diabete. A questi si unisce il fatto di avere ridotti livelli di colesterolo nel sangue. Secondo i risultati dello studio, quindi, le raccomandazioni da seguire per mantenere un cuore giovane si sposano perfettamente con i «Life’s Simple 7» dall’American Heart Association, cioè le sette raccomandazioni d’oro per la salute cardiaca diffuse dall’associazione statunitense che consistono nel: mantenere la pressione sanguigna nella norma, mantenere il colesterolo basso, mantenere bassa la glicemia, mangiare sano, perdere peso, mantenersi fisicamente attivi e smettere di fumare.


Sposare 6 di queste 7 regole – secondo gli esperti statunitensi – significa avere una probabilità 10 volte maggiore di avere un cuore giovane rispetto a una persona che non segue nessuno di questi consigli. «Sfortunatamente, non esiste ancora una pillola magica che consenta di ottenere un sano invecchiamento vascolare. Seguire alla lettera i Life’s Simple 7 accresce la probabilità di mantenere in salute i vasi sanguigni anche con il sopraggiungere dell’età avanzata» ha spiegato ancora Niiranen. E avere vasi sanguigni giovani significa vivere meglio e più a lungo, abbattendo del 55% il rischio di infarti e ictus a ogni età.

mercredi 21 juin 2017

10 mila passi per stare bene


 

Cinquemila li facciamo senza nemmeno accorgercene, anche se siamo sedentari. Ma non bastano... Raddoppiamo, se vogliamo guadagnare in salute. Se poi miriamo a bruciare grassi, ora sappiamo la giusta velocità di marcia, mentre se intendiamo farne uno sport dovremo seguire qualche regola in più


Attacca il tuo contapassi alla cintura e comincia i tuoi 10.000 passi per vivere bene: questo lo slogan lanciato dalla Società italiana dell' obesità che ha individuato in questa attività motoria, svolta per un ora al giorno, la più facile
soluzione per combattere il sovrappeso. Analoga raccomandazione viene dall' OMS: per migliorare la salute basta un' ora al giorno di cammino anche non continuativo: proprio 10.000 passi. E poiché un sedentario, fa normalmente - senza neanche accorgersene, si potrebbe dire - 5000 passi al giorno, ecco che il Ministero della salute, sul suo sito, invita ad aggiungerne 2000. Camminare fa bene, sempre. Ora nuove ricerche ne hanno misurato i benefici.
Un recente studio condotto dalla Clinica Pediatrica dell' Università di Verona, pubblicato sull' ultimo numero del Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, ha identificato nella camminata costante a 4 Km all' ora, per intenderci la velocità che si tiene quando si porta a spasso il cane, la perfetta andatura "sciogli grasso", cioè quella che consuma la maggiore percentuale di
calorie (il 40%) derivante dai grassi. In sostanza, a parità di tempo, se è vero che più si va veloce e più si consumano calorie, è altrettanto vero che la fonte di energia utilizzata cambia significativamente a seconda del tipo di sforzo. Maggiore è lo sforzo e maggiore è l' utilizzo di carboidrati. Diminuendo l' intensità dell' attività motoria, invece, l' organismo attinge sempre meno dai carboidrati per preferire la fonte energetica dei depositi adiposi. In pratica, un ragazzo soprappeso di 70 kg che cammina per 40 minuti a 4 km/h, brucia 150 calorie e 6 g di grasso. Se lo stesso ragazzo, però, cammina a 6 km/h, brucia le stesse calorie nel tempo inferiore di 27 minuti, ma i grassi consumati si riducono a soli 3 grammi. «Parlare solo di chi ha problemi di soprappeso, in questo caso, è un po' limitativo - dichiara Michele Carruba, presidente della Società Italiana Obesità e docente in Farmacologia all' Università di Milano -. L' attività motoria del camminare è particolarmente benefica per tutta la popolazione, senza alcun distinguo tra grassi e magri. E' una attività semplice, adatta a tutti, che non richiede un impegno particolare, ma che può prevenire e, in alcuni casi risolvere, problemi metabolici, cardiovascolari, posturali, pressori. Allontana il rischio di osteoporosi, di diabete, di ictus e infarto. E tutto questo con soli 5000 passi in più al giorno rispetto a quelli abituali! La nostra campagna a favore del "walking" è rivolta, soprattutto, alla categoria dei sedentari, quella più a rischio di complicanze di varia natura, ovvero, a quel gran numero di persone che nella propria giornata faticano a compiere i 5000 passi. Lo slogan dei 10.000 passi vuole essere un incentivo per tutti coloro che, pur desiderando una migliore qualità di vita, non fanno nulla per raggiungerla».
Aspettativa di vita «Camminare con continuità - conferma Mario Benazzi, primario del Centro di Traumatologia dello Sport e artroscopia dell' Istituto Clinico San Siro di Milano - può garantire, se abbinato ad uno stile di vita sano, una salute migliore e, addirittura, consentire una aspettativa di vita superiore ai sedentari di circa 6 anni. Gli effetti postivi di questa attività sono evidenti soprattutto a livello osteoarticolare e cardiorespiratorio». E' infatti noto che i
muscoli, se poco utilizzati, vanno incontro a una perdita di tono e di forza, di elasticità e scioltezza articolare. Quadri di rigidità mattutina, tipici di una artrosi iniziale, si riducono con una camminata di almeno venti minuti ripetuta per quattro, cinque volte alla settimana. Numerosi studi hanno, inoltre, dimostrato come una vita sedentaria sia una delle cause principali dell' osteoporosi: l' osso se non viene continuamente messo sotto sforzo perde compattezza e diventa più fragile, si demineralizza. Il movimento all' aria aperta ne favorisce, invece, la riorganizzazione e il rafforzamento.
Circolazione benefica «Quanto all' apparato cardiovascolare, l' esercizio stimola il cuore ad accrescere la propria massa e potenza. Ogni contrazione diventa più efficiente e viene, quindi, pompata in circolo una maggiore quantità di sangue col risultato di ridurre la frequenza cardiaca. Da qui, minore affaticabilità, riduzione dell' affanno sotto sforzo, migliore irrorazione degli organi periferici. Ancora più apprezzabili i benefici sull' apparato vascolare, in particolare sul distretto venoso che con gli anni tende a perdere elasticità. Per questo, le persone che soffrono di gonfiore alle caviglie, senso di pesantezza la sera, comparsa di varici, peggiorano se conducono una vita sedentaria.
Camminare, invece, svolge una benefica azione preventiva, aiutando il ritorno venoso attraverso un lavoro di spremitura sulle vene incontinenti fatto dalla pianta del piede e dai polpacci durante la contrazione muscolare». Che il "walking" abbia un benefico effetto sul sistema cardiocircolatorio è confermato anche da una ricerca effettuata dal Brigham and Women' s Hospital di Boston che evidenzia una precisa correlazione tra movimento fisico e circolazione cardiaca. Lo studio ha monitorato per 6 anni l' attività fisica e lo stato di salute di 74.000 donne americane tra i 50 e i 79 anni e, in sintesi, ha evidenziato che lo stare seduti ogni giorno per 15 ore è già di per sé un fattore di rischio importante per l' infarto o l' ictus. Per ridurre questo rischio è necessario muoversi: camminare per almeno due ore e mezzo la settimana (circa 30.000 passi) riduce il pericolo di cardiopatie e ictus di quasi un terzo. Commenta Sergio Chierchia, presidente ligure dell' Associazione cardiologi italiani: «Lo studio di Boston conferma quanto noi cardiologi riscontriamo ogni giorno. I meccanismi attraverso i quali si realizzano gli effetti benefici di un' attività aerobica quale è il camminare sono, infatti, molteplici. Sul piano metabolico, aumentando il consumo energetico, si evita il soprappeso. L' attività fisica, poi, è l' unico rimedio naturale, quindi non farmacologico, in grado di aumentare la percentuale nel sangue del cosiddetto "colesterolo buono". Non solo, le calorie vengono bruciate e non accumulate nell' organismo sotto forma di trigliceridi. Un numero sempre maggiore di persone scopre la predisposizione al diabete (genetica o acquisita con la pigrizia della vita di relazione e gli eccessi alimentari) quando, riducendo l' attività motoria, comincia a ingrassare e a riscontrare alti valori glicemici e lipidici».
Ipertensione lontana «Un' influenza altrettanto positiva è quella che si riscontra a livello del sistema simpatico: camminare con continuità abbassa la pressione e il ritmo del battito cardiaco, allontanando un altro disturbo molto
diffuso, l' ipertensione arteriosa, responsabile del lento logorio delle arterie e della predisposizione a episodi anginosi, infarto miocardico e ischemie cerebrali» conclude Chierchia.
Controindicazioni Attenti ai dolori Esistono controindicazioni al camminare? «Controindicazioni non ce ne sono - risponde il professor Mario Benazzi -. Certo, si deve aver un comodo e pratico abbigliamento, vanno evitati terreni molto sconnessi e pendenze accentuate, perché in discesa, se sovraccaricati, potrebbe comparire dolore al ginocchio. Nelle persone non più giovani, la comparsa di dolore durante una camminata, che può insorgere anche dopo piccoli tratti, fino a costringere a ripetute e brevi soste, deve fare sospettare qualche difetto di circolazione agli arti inferiori, mentre il dolore ad un fianco, fino a una progressiva difficoltà o zoppia vera e propria, dovrebbe indurre a sottoporsi ad indagini specialistiche per escludere artrosi o pre-artrosi dell' anca». «Per quanto riguarda il cuore - precisa Sergio Chierchia - una camminata quotidiana è consigliabile sia a chi ha predisposizione a malattie cardiovascolari, sia ai cardiopatici con insufficienze cardiache e coronariche, sebbene in questi ultimi casi il programma di lavoro debba essere prescritto da un medico e costantemente monitorato».
Lo strumento che conta al posto nostro Come fare per contare con esattezza questi 10.000 passi? Nessun problema: ci pensa il contapassi, altrimenti detto pedometro, uno strumento che indica il numero di passi fatti, la distanza percorsa e persino le calorie consumate. Lo utilizzano i podisti "professionisti" quando, stanchi di allenarsi su percorsi misurati al millimetro, decidono di farsi una sgambata in mezzo alla natura senza rinunciare, però, alla corretta valutazione della loro prestazione. Almeno l' 80% degli atleti non è, infatti, in grado di stimare la distanza in base al tempo impiegato, soprattutto quando non è in gara e il percorso non è perfettamente scorrevole. A maggiore ragione questa incertezza è comune a noi "atleti della domenica" che, pur avendo esigenze di performance decisamente inferiori, siamo comunque interessati a valutare almeno quanto abbiamo camminato e quante sono state le calorie bruciate. Ecco che allora il contapassi diventa molto utile. Il contapassi usa un sensore che registra ogni passo compiuto. Dopo avere impostato la lunghezza del proprio passo, il pedometro calcolerà il numero di passi compiuti e la distanza approssimativa percorsa. E' evidente che la precisione della misurazione dipende dall' accuratezza della taratura della lunghezza del
passo, che viene misurata come media di un certo numero di passi: per esempio, se si cammina per dieci passi, si misura la distanza percorsa e la si divide per dieci. L' evoluzione della tecnologia ha consentito di superare quelli che inizialmente rappresentavano i due principali ostacoli all' utilizzo del contapassi: la non eccessiva maneggevolezza e la scarsa precisione. Oggi, sul mercato ne esistono di non più grandi di un accendino e pesanti solo qualche decina di grammi. Esiste anche una speciale tabella, denominata di compensazione, che può aiutare a ricavare la distanza esatta quando si va a una velocità differente da quella per la quale è stato tarato lo strumento.
E se puntiamo al vero fitness Non solo passeggiata, ma, con un salto di qualità, tre precisi programmi sportivi per tre diverse esigenze alleniamoci così Come si è detto, 10.000 passi al giorno possono mantenerci in salute. E si tratta di passi "qualsiasi": che siano eseguiti facendo la spesa, guardando le vetrine, o portando a spasso il cagnolino, poco importa. Se, invece, intendiamo trasformare la nostra passeggiata in una vera e propria attività di fitness, con varie finalità, occorrerà fare proprie alcune tecniche e adottare criteri di allenamento. Mantenere la posizione eretta, evitando una eccessiva inclinazione in avanti del busto che può portare a fastidiosi dolori e irrigidimenti alla parte inferiore della schiena. Evitare i passi troppo lunghi: causano spreco di energia, sottratta alla spinta in avanti. Per aumentare la velocità, si deve aumentare il numero dei passi. L' oscillazione delle braccia deve partire dalle spalle, non dai gomiti. Il raggiungimento dei risultati si può ottenere quantificando di volta in volta il carico di lavoro, grazie alla valutazione di 4 specifici parametri: distanza, durata della marcia, «velocità», sforzo.
Per chi è principiante Per chi comincia la distanza percorsa aumenta, di volta in volta, di 400 metri (considerando che la falcata media è tra i 70 e 75 cm, quindi di 550 passi da 75 cm), con un minimo di 800 metri fino ad un massimo di 1600 metri di percorrenza. Il livello di sforzo percepito è basso, tra il 55-69% della frequenza cardiaca massima (FC max: 120 meno l' età). E' una marcia a ritmo costante con «velocità» tra 15 e 25 minuti per un Km. Il dispendio calorico non è tanto, ma l' attività prepara il fisico a programmi più impegnativi.
Per chi deve riabilitarsi Per chi vuole rimettersi in forma sebbene le distanze non siano di molto superiori alle precedenti, la «velocità» richiesta è leggermente aumentata. Si tratta di programmi adatti a chi non fa attività fisica, o è reduce da incidenti e periodi prolungati di limitata mobilità. Le distanze vanno da un minimo di 2 km ad un massimo di 3,2 ed aumentano gradualmente di 400 metri ad ogni seduta. Il livello di sforzo è basso, al 69% della con una frequenza cardiaca massima, ma il dispendio calorico è superiore al precedente.
Per chi è già in forma Nei programmi di allenamento per chi è in forma, invece, il livello di sforzo sale al 70-74 per cento della frequenza cardiaca massima, con percorsi che raggiungono i 3,2 chilometri, per una durata della marcia che varia dai 25 ai 36 minuti.

mardi 20 juin 2017

Il peperoncino allunga la vita e fa anche dimagrire

Studio Usa conferma le qualità benefiche di questa spezia. Utile anche contro diabete, colesterolo alto, ipertensione. Secondo le ricerche cinesi preverrebbe perfino il cancro


Ecco una buona notizia per chi ama il piccante: chi mangia peperoncino vive più a lungo. A confermarne le proprietà benefiche è lo studio realizzato dal Larner College of Medicine dell’Università del Vermont che associa il consumo di peperoncino ad una riduzione della mortalità del 13%, soprattutto sul fronte cardiovascolare, come ictus e infarti.

Il merito è della capsaicina che, oltre a essere responsabile del grado di piccantezza, sembra prevenire anche obesità, ipercolesterolemia (attraverso un aumento del metabolismo dei lipidi), diabete di tipo 2 e ipertensione. Saranno ora necessari ulteriori studi clinici per chiarire i meccanismi alla base degli effetti salutari del peperoncino, a partire dalle dosi «raccomandate».

Che sia Jalapeno, Habanero o Aji Amarillo, non è certo una novità che il peperoncino abbia qualità benefiche. Basandosi sulle teorie di Ippocrate e Galeno, già in epoca medievale si riteneva che le spezie potessero aiutare a ripristinare gli squilibri umorali. Del 2015 è invece uno studio cinese che ha confermato l’effetto salutare del peperoncino piccante nei confronti di una serie di malattie, persino contro il cancro.

La ricerca americana è stata appena pubblicata sulla rivista scientifica Plos One e si è basata sui questionari dall’enorme banca dati del National Health and Nutritional Examination Survey che ha seguito le abitudini alimentari e lo stato di salute di oltre 16 mila americani per un periodo di 23 anni. E l’identikit dell’amante della cucina piccante ad aver beneficiato delle qualità del peperoncino pare essere maschio, bianco, giovane, messicano-americano, sposato, fumatore, consumatore di alcol, di verdure e carne, con basso colesterolo, di basso reddito e non particolarmente istruito.


«I risultati del nostro studio – affermano gli autori – confermano quanto già evidenziato da studi precedenti, ovvero gli effetti favorevoli per la salute del peperoncino e del cibo piccante. Il consumo di questi cibi potrebbe dunque entrare nelle raccomandazioni dietetiche, mentre queste osservazioni dovrebbero portare ad organizzare ulteriori ricerche, anche sotto forma di trial clinici, per chiarire i meccanismi alla base di questi effetti».

Salute e bellezza con l’aceto di mele