mardi 6 juin 2017

Tiroide: cosi piccola cosi importante




 La tiroide è una piccola ghiandola endocrina, la cui forma ricorda quella di una farfalla situata alla base del collo, davanti a laringe e trachea. La sua funzione principale è quella di produrre gli ormoni tiroidei triiodotironina (T3) e tironina (T4) sotto comando di altre due importanti ghiandole endocrine cerebrali l’ipofisi e l’ipotalamo; alla tiroide spetta anche il compito di produzione della calcitonina, un ormone coinvolto nel corretto metabolismo del calcio.

«I disturbi tiroidei sono molto diffusi, afferma Enrico Papini, responsabile scientifico AME - Associazione Medici Endocrinologici e Direttore UOC Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Ospedale Regina Apostolorum ad Albano Laziale - Ne soffrono 6 milioni di italiani anche se moltissime persone non sanno che la loro tiroide non funziona come dovrebbe poiché, non di rado, il corteo sintomatologico è molto aspecifico e sfumato tanto che spesso la diagnosi di disfunzione arriva casualmente, quando ci si sottopone ad esami di routine. Le donne sviluppano problematiche alla tiroide da 5 a 8 volte più degli uomini, forse perché sono più soggette a sviluppare patologie su base autoimmune ovvero collegate con alterazioni del sistema immunitario».


La diagnosi di cattiva funzionalità tiroidea si ottiene attraverso prelievo ematico con la valutazione degli ormoni tiroidei (T3 e T4) e del TSH ovvero dell’ormone prodotto dall’ipofisi che regola il funzionamento della tiroide. Ipotiroidismo, ipertiroidismo, tiroidite di Hashimoto e gozzo nodulare sono i disturbi più comuni che possono minare il corretto funzionamento di questa importante ghiandola endocrina.


IPOTIROIDISMO
Questa condizione si verifica quando la tiroide produce meno ormoni tiroidei rispetto a quanto richiesto dalle esigenze dell’organismo umano: si parla di tiroidite di Hashimoto se sono gli anticorpi a determinare un deterioramento della funzionalità della tiroide. In ogni caso a un’insufficiente produzione di ormoni tiroidei corrisponde bradicardia, ingiustificata sensazione di freddo, stanchezza che non trova ristoro, pelle secca, problemi di memoria, riflessi più lenti, depressione, ma a volte compaiono anche stitichezza o gonfiore ovvero la condizione risente di un generale rallentamento delle normali attività metaboliche.

IPERTIROIDISMO
Un’eccessiva funzionalità della tiroide determina tachicardia, nervosismo, irritabilità, dimagrimento ingiustificato, insonnia, forte aumento della sudorazione, capelli fragili, unghie che si spezzano, alterazioni nel ciclo mestruale ed esoftalmo ovvero sporgenza degli occhi a causa dell’infiammazione dei muscoli oculari e del tessuto adiposo presente nelle orbite.

GOZZO
Quando la tiroide non funziona come dovrebbe può modificarsi nella forma ingrandendosi e evidenziando la formazione di noduli; quando aumenta di volume si parla di gozzo; tale alterazione non determina necessariamente un’alterazione nella quantità di ormoni tiroidei prodotti. La disfunzione può stabilirsi anche su base autoimmune e in questo caso si parla di morbo di Graves -Basedow



LE CAUSE
Le disfunzioni tiroidee possono stabilirsi su base autoimmune e in questo caso non è possibile alcun tipo di prevenzione, tuttavia un adeguato apporto nutrizionale di iodio e selenio è di fondamentale importanza per la corretta funzionalità della ghiandola. Come chiarisce il professor Papini: « Quando le disfunzioni tiroidee si stabiliscono su base autoimmune assumere un integratore di selenio per bocca permette di ridurre lo stato infiammatorio. Integrare il selenio è di aiuto anche in caso di tiroidite cronica perchè aiuta a ridurre gli anticorpi circolanti già dopo i primi mesi di assunzione. Alcuni studi suggeriscono inoltre che la supplementazione con selenio in donne in procinto di affrontare una gravidanza possa migliorare la fertilità e ridurre il tasso di abortività».

L’IMPORTANZA DELLA DIETA
Se l’apporto di iodio con la dieta è scarso può succedere che la tiroide non abbia abbastanza materia prima per produrre i suoi ormoni principali, compaiono così i disturbi da carenza iodica: può succedere a tutte le età che vi sia un’insufficiente assunzione di tale elemento, ma la carenza è più probabile quando aumenta il fabbisogno ovvero in gravidanza, allattamento e nei bambini con meno di 3 anni; secondo le stime attuali un bambino su 3000 nasce con una forma di malattia tiroidea.


Per evitare carenze la dieta deve essere varia e bilanciata ed è bene ricordare che gli alimenti più ricchi di iodio sono i pesci di mare e i crostacei, anche se discrete quantità sono presenti anche nelle uova, nel latte e nella carne, mentre il contenuto di questo elemento nella frutta e nella verdura dipende soprattutto dalle caratteristiche del terreno di coltivazione.


A CHE SERVE IL SALE IODATO
«Il modo migliore per ottimizzare l’intake dello iodio è quello di usare il sale iodato- chiarisce il prof. Papini- al posto di quello da cucina; il sale iodato ha lo stesso aspetto del sale da cucina, non ha particolare odore o sapore e non altera il sapore dei cibi ai quali viene aggiunto. L’arricchimento con i Sali di iodio, però ne garantisce, tramite un uso equilibrato, un quinto del fabbisogno giornaliero medio stimato. Il sale va usato con parsimonia: non se ne dovrebbero usare più di 5 g al dì, ma preferire quello iodato è di sicuro aiuto per la funzionalità tiroidea».

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