Avete notato come in aereo il cibo sembri insapore? Negli ultimi vent’anni molte compagnie aeree hanno assunto grandi chef e speso capitali per migliorare il gusto dei pranzi in prima e business class con risultati deludenti. Oggi, grazie a Charles Spencer, docente di Psicologia sperimentale all’Oxford University (Gran Bretagna) sappiamo perchè. Un suo studio ha scoperto che il rumore costante dei motori dell’aereomobile (80-85 decibel) riduce del 30 per cento la nostra sensibilità al dolce e al salato rispetto a quando siamo a terra. Secondo Spencer, il rumore dell’aereo alimenta la paura ancestrale dell’uomo emulando la situazione dei nostri antenati cavernicoli di fronte al ruggito di feroci predatori.
A 10.000 metri di quota l’unico gusto che migliora é l’umami, il «saporito», il quinto gusto (dopo dolce,
salato, aspro e amaro) definito nel 1908 dal scienziati giapponesi partendo dal glutamato di monosodio. L’umami é presente nel succo di pomodoro che, inconsciamente è da decenni una delle bevande più richieste durante i voli, anche grazie al ferro che contiene é considerato utile contro il jet-lag, lo sfasamentodell’orologio biologico provocato dall’attraversamento di molti fusi orari. Il succo di pomodoro è anche l’ingrediente del bloody mary, condito con Worcester sauce (ricchissima di umami): è di gran lunga l’aperitivo più bevuto in cielo.Secondo un’altra ricerca, di Peter Barnham docente di gastronomia molecolare alla Bristol University (sempre nel Regno Unito), l’appetibilità del cibo in volo è diminuita anche dalla bassa pressione e dalla soprattutto bassissima umidità dell’aria in cabina. In aereo l’umidità scende sotto il 10 per cento, come nei deserti più secchi del pianeta.
A seguito di queste ricerche è cominciata la gara delle compagnie per ridare gusto alle vivande. La Cathay Pacific di Hong Kong addiziona miele e succo di un frutto della famiglia dei lychee alla birra alla spina servita a bordo. Funziona, a 10.000 metri il liquido ambrato diventa più appetibile.
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