Pericoloso stare seduti più di 6 ore al giorno. Tv e computer sono una minaccia per il nostro organismo che potrebbe non saper più metabolizzare gli zuccheri
Se il diabete rappresenta una delle maggiori minacce per la salute pubblica a livello globale, al punto che l’OMS stima che possa diventare entro il 2030 la principale causa di mortalità nel mondo,
ciò è dovuto soprattutto alle abitudini di vita errate che hanno ormai
fatto breccia nelle nostre società, dove l’attività fisica quotidiana è
spesso ridotta ai pochi passi che intercorrono tra l’automobile e il
posto di lavoro.
Trascorrere buona parte della giornata seduti sembra infatti legarsi all’incidenza di diabete di tipo 2,
specialmente se questa abitudine si accompagna al sovrappeso e alla carenza di attività sportiva. È quanto emerge da un’ampia ricerca pubblicata sulla rivista British Journal of Sports Medicine, che ha preso in rassegna un campione di 72 mila danesi per un periodo di tempo di cinque anni.
SEDUTI NON PIÙ DI 6 ORE AL GIORNO
Secondo quanto evidenziato dalla ricerca, la metà dei partecipanti allo studio trascorreva almeno 6 ore al giorno seduto alla scrivania, in autobus o sul divano di casa, tuttavia gli ultrasedentari che se ne stavano seduti dalle 6 alle 10 ore al giorno mostravano un rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 nell’arco di cinque anni maggiore del 15% rispetto ai meno sedentari, identificati come coloro che restavano seduti meno di 6 ore al giorno. Un risultato che lascia supporre che ogni ora in più trascorsa al computer o davanti alla tv rappresenti un potenziale punto a favore
di questa malattia cronica che intacca le capacità del nostro organismo di metabolizzare gli zuccheri.
150 MINUTI DI SPORT ALLA SETTIMANA
Il mantenimento di un buon peso forma e la pratica regolare di un’attività fisica nel tempo libero possono tuttavia rendere reversibile questa condizione. «Se siete normopeso e vi è impossibile evitare di rimanere a seduti a lungo al lavoro, è bene sapere che essere fisicamente attivi al di fuori del lavoro riduce il rischio di diabete legato alla sedentarietà», ha sottolineato l’autrice della ricerca Janne Tolstrup, della University of Southern Denmark di Copenaghen. Dalla ricerca è emerso, infatti, che un’attività fisica moderata o vigorosa praticata per almeno 150 minuti alla settimana ha l’effetto di riportare a zero la finestra di rischio degli ultrasedentari. Un dato che, secondo i ricercatori, lascia supporre che il legame tra
sedentarietà e diabete sia in realtà da ricondurre ad altri due fattori essenziali: l’eccesso di peso e l’inattività fisica.
SPORT FIN DA GIOVANISSIMI
Ed è proprio lo sport una delle armi più efficaci nella prevenzione del diabete di tipo 2, in quanto capace di abbattere sensibilmente l’incidenza di questa malattia specialmente se praticato sin da giovanissimi. Per la prima volta questo dato è emerso da una ricerca tra le più ampie mai effettuate sul tema, che ha preso in esame lo stato di salute e di forma fisica di oltre 1 milione e mezzo di giovani svedesi durante le visite di leva effettuate tra gli Anni 70 e gli Anni 90, analizzando poi l’eventuale incidenza di diabete di tipo 2 nell’arco della vita dei ragazzi.
Le conclusioni hanno mostrato che la capacità aerobica e la forza muscolare all’età di 18 anni costituiscono due fattori cardine per il mantenimento di una buona salute nell’arco della vita, mentre una loro carenza è in grado di accrescere il rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 fino a tre volte. Oltre a eliminare il grasso dall’organismo, l’allenamento fisico sia di tipo muscolare che aerobico avrebbe infatti l’effetto di far sviluppare le fibre muscolari, aumentando così l’utilizzo del glucosio da parte dell’organismo e migliorando la risposta all’insulina.
Trascorrere buona parte della giornata seduti sembra infatti legarsi all’incidenza di diabete di tipo 2,
specialmente se questa abitudine si accompagna al sovrappeso e alla carenza di attività sportiva. È quanto emerge da un’ampia ricerca pubblicata sulla rivista British Journal of Sports Medicine, che ha preso in rassegna un campione di 72 mila danesi per un periodo di tempo di cinque anni.
SEDUTI NON PIÙ DI 6 ORE AL GIORNO
Secondo quanto evidenziato dalla ricerca, la metà dei partecipanti allo studio trascorreva almeno 6 ore al giorno seduto alla scrivania, in autobus o sul divano di casa, tuttavia gli ultrasedentari che se ne stavano seduti dalle 6 alle 10 ore al giorno mostravano un rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 nell’arco di cinque anni maggiore del 15% rispetto ai meno sedentari, identificati come coloro che restavano seduti meno di 6 ore al giorno. Un risultato che lascia supporre che ogni ora in più trascorsa al computer o davanti alla tv rappresenti un potenziale punto a favore
di questa malattia cronica che intacca le capacità del nostro organismo di metabolizzare gli zuccheri.
150 MINUTI DI SPORT ALLA SETTIMANA
Il mantenimento di un buon peso forma e la pratica regolare di un’attività fisica nel tempo libero possono tuttavia rendere reversibile questa condizione. «Se siete normopeso e vi è impossibile evitare di rimanere a seduti a lungo al lavoro, è bene sapere che essere fisicamente attivi al di fuori del lavoro riduce il rischio di diabete legato alla sedentarietà», ha sottolineato l’autrice della ricerca Janne Tolstrup, della University of Southern Denmark di Copenaghen. Dalla ricerca è emerso, infatti, che un’attività fisica moderata o vigorosa praticata per almeno 150 minuti alla settimana ha l’effetto di riportare a zero la finestra di rischio degli ultrasedentari. Un dato che, secondo i ricercatori, lascia supporre che il legame tra
sedentarietà e diabete sia in realtà da ricondurre ad altri due fattori essenziali: l’eccesso di peso e l’inattività fisica.
SPORT FIN DA GIOVANISSIMI
Ed è proprio lo sport una delle armi più efficaci nella prevenzione del diabete di tipo 2, in quanto capace di abbattere sensibilmente l’incidenza di questa malattia specialmente se praticato sin da giovanissimi. Per la prima volta questo dato è emerso da una ricerca tra le più ampie mai effettuate sul tema, che ha preso in esame lo stato di salute e di forma fisica di oltre 1 milione e mezzo di giovani svedesi durante le visite di leva effettuate tra gli Anni 70 e gli Anni 90, analizzando poi l’eventuale incidenza di diabete di tipo 2 nell’arco della vita dei ragazzi.
Le conclusioni hanno mostrato che la capacità aerobica e la forza muscolare all’età di 18 anni costituiscono due fattori cardine per il mantenimento di una buona salute nell’arco della vita, mentre una loro carenza è in grado di accrescere il rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 fino a tre volte. Oltre a eliminare il grasso dall’organismo, l’allenamento fisico sia di tipo muscolare che aerobico avrebbe infatti l’effetto di far sviluppare le fibre muscolari, aumentando così l’utilizzo del glucosio da parte dell’organismo e migliorando la risposta all’insulina.
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