Dalle cefalee ai dolori articolari la tossina più letale è un farmaco da superprofitti (e qualche incognita)
UN GRAMMO può uccidere tre milioni di persone. Per sterminare l’umanità - è stato calcolato - ne basterebbero 7 cucchiaini. Eppure da un quarto di secolo per noi botulino è sinonimo di bellezza. La tossina più letale della Terra, dopo aver completato la sua metamorfosi da simbolo di morte a quello di giovinezza, ha fatto oggi l’ennesima piroetta, trasformandosi in un medicinale serio e paludato contro una varietà di disturbi che vanno dalla cefalea all’incontinenza, dai dolori articolari agli spasmi muscolari che seguono un ictus. E guadagnandosi la copertina del settimanale americano Time.
Circa metà degli stratosferici profitti che la Allergan, l’azienda produttrice del Botox, realizza ogni anno (2,5 miliardi di dollari nel 2015) arrivano ormai da applicazioni non estetiche. Molte delle quali, soprattutto negli Stati Uniti, ricadono nella categoria “off-label”: non indicate nel foglietto illustrativo, ma adottate dai singoli medici (non raramente con strascichi legali) in base alla loro discrezionalità. Ecco allora che la tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum è stata usata (con maggiore o minore successo, a seconda dei casi) per combattere torcicollo, obesità, depressione, incontinenza urinaria, emicrania, dolore alle ginocchia, eiaculazione precoce e fibrillazione atriale.
Fortunosamente scoperti alla fine degli anni ‘70 da un oculista americano, gli effetti del botulino hanno fatto la fortuna di chi ha saputo allargare l’orizzonte delle sue indicazioni terapeutiche. Con un quarto di secolo di storia e più di 12 miliardi di applicazioni, soprattutto in passato per scopi estetici, tutti gli effetti secondari della tossina hanno avuto in effetti modo di farsi notare. L’osservazione che le pazienti sottoposte all’iniezione antirughe avevano mal di testa più lievi ha portato alla conferma che il botulino è efficace contro le cefalee (e per questo uso la sostanza oggi è indicata, sia negli Usa che in Italia). Quando alcuni neurologi americani notarono che le donne, dopo il ritocco, avevano un umore migliore, partirono dei test per misurare l’efficacia del botulino contro la depressione. Test che a oggi - al contrario di quelli per la cefalea non hanno portato a nessuna conferma.
Fallita anche la sperimentazione per combattere l’obesità (si ipotizzava che la tossina rallentasse lo svuotamento dello stomaco), è invece autorizzato l’uso del botulino contro l’incontinenza urinaria causata da contrazioni eccessive della vescica. La sostanza prodotta dal Clostridium agisce infatti bloccando la comunicazione fra nervi e muscoli: rilassando dunque e appianando i tessuti in cui viene iniettata in dosi misurate nell’ordine del trilionesimo di grammo, per evitare intossicazioni.
Sempre in equilibrio sul crinale fra bellezza, salute e morte, al botulino è capitato qualche volta di scivolare. Nel 2008 un ricercatore italiano del Cnr, Matteo Caleo, fece l’inquietante osservazione che la tossina non resta probabilmente confinata sotto alle rughe che intende cancellare, ma riesce a penetrare fino al cervello. Misteriose restano le vie per cui questo avviene, e misteriose le conseguenze. Fatto sta che l’anno dopo la Food and Drug Administration - Fda, l’ente che regola i medicinali negli Stati Uniti - impose al Botox di stampigliare in alto sul foglietto illustrativo il “black box”: l’avvertimento di rischio più visibile che ci sia. Alcuni bambini colpiti da problemi muscolari in seguito a una paralisi cerebrale erano morti negli Usa cercando di alleviare i sintomi con il Botox. Ma l’anno successivo - nel 2010 - come un’Araba Fenice il botulino riuscì a risollevarsi, ottenendo dalla stessa Fda l’autorizzazione a trattare i mal di testa. E ripartendo con nuova benzina nella sua corsa ai profitti stellari.
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