Si fa presto a dire gin tonic: così semplice e così complesso
Cocktail simbolo di eleganza, era il preferito di Clark Gable. Oggi vive
in mille varianti, tutte di successo, e vanta una storia lunga,
tempestata di episodi bizzarri.
Un manifesto degli anni '60 pubblicizzante il drink preferito da Clark Gable
Sarà anche possibile prepararlo ad
occhi chiusi come racconta Marco Ferrante nel suo ultimo libro ma
rimarrebbe un gesto di seduzione. Niente di più. Perché il Gin
tonic, il cocktail preferito da Clark Gable è uno di quelli che sembrano
semplici e invece non lo sono. Le variazioni sono tante, i risultati
diversi. Cominciamo dagli ingredienti. Il gin naturalmente e la tonica
con un rapporto generalmente di 1 a 3. La preparazione avviene
direttamente nel bicchiere, un classico e ampio Tumbler, ultimamente
sostituito dal meno classico ma più trendy Ballon. In entrambi i casi con tanti cubetti di ghiaccio. Una o due fettine di limone per guarnire.
Quattro diverse ricette di Gin Tonic
Tutto qui? Niente affatto perché la
fantasia dei bartender, le sperimentazioni di ogni genere, le
innumerevoli qualità di acque toniche e gin si combinano in mille
varianti a tutto vantaggio del risultato finale. Quindi ecco i
Gin tonic più aromatici, quelli botanici, secchi, più o meno profumati e
via andare praticamente all’infinito. Senza dimenticare le varie, tante
(spesso troppe) aggiunte di spezie, aromi e pigmenti per esaltare
profumi e sapori del gin e sposarsi nel migliore dei modi con le
bollicine della tonica. Si va dalle più semplici e ormai diffusissime
bacche di ginepro adagiate sul ghiaccio, allo zenzero, oppure cetriolo,
pepe rosa, cardamomo, frutti di bosco fino a rosmarino, basilico e
cannella.
Quanta fantasia. Parecchia, in effetti. Più o meno come quella dei due
medici “inventori” dei due ingredienti che compongono il cocktail.
Cominciamo dal gin (o “Jenever” in olandese) sviluppato nel 1650 presso
l’Università di Leiden da Franciscus de la Boe, più conosciuto come
dottor Sylvius. L’uomo sicuramente non aveva la benché minima idea del
futuro e lo sviluppo della sua “invenzione”, visto che stava
semplicemente cercando un modo per far assimilare ai suoi pazienti tutti
i presunti benefici che la bacche di ginepro avrebbero dovuto avere per
la circolazione sanguigna. Insomma, cercava qualcosa in grado
di purificare il sangue e curare gotta e malattie reumatiche. Riuscì,
più o meno nell’intento ma presto gli effetti medicinali vennero
travolti da altri che di “medicinale” avevano ben poco.
La variante guarnita con una fetta di limone ( o di arancia) è tra le più classiche
Altrettanto originale la nascita dell’acqua tonica.
Il merito spetta agli inglesi che nel 1736 scoprirono le proprietà
della corteccia di chinchona molto efficace per il trattamento della
malaria. E’ vero che ignorarono per ancora molto tempo la causa
principale della malattia (ovvero la zanzara) ma il tonico al chinino sviluppato dal dottor George Cleghorn, chirurgo al 22 ° reggimento del Esercito Reale, funzionò abbastanza e presto si diffuse in tutto il mondo.
La storia continua e bastano circa sessant’anni per farla correre parallela a quella dei cocktail. Ovvero quando il chimico tedesco Johann Jacob Schweppe inizia la produzione di soda per scopi medicinali nel suo negozio di Bristol, in Inghilterra. L’idea stravolgente? Miscelare l’anti-malarica acqua tonica con un dolcificante e aggiungere l’anidride carbonica. Era nato il primo soft drink.
Infine il limone. Sempre un chirurgo dell’esercito reale, James Lind, studioso di igiene navale, aveva scoperto che i marinai si ammalavano di scorbuto per mancanza di vitamina C. Motivo per cui i lime prima e i limoni dopo, diventarono obbligatori sulle navi inglesi. E così proprio dall’unione di queste “tre medicine” nasce lo straordinario e benefico cocktail chiamato “Gin Tonic”.
Storia che sconfina con la nascita del Gin Fizz, una variante tutt’altro che secondaria. Molto
rinfrescante, capostipite della categoria dei "fizzes", che comprende
tutti quei cocktail leggermente frizzanti, composti da un alcolico, da
un succo acidulo, solitamente di limone, e dalla soda. La ricetta
ufficiale (quella IBA, International Bartenders Association) è la
seguente: si versano tutti gli ingredienti (6 parti di Gin, 4 di succo
di limone e 2 di sciroppo di zucchero) tranne la soda nello shaker con
ghiaccio. Si agita per qualche secondo e si serve in un bicchiere
Tumbler alto, colmando con la soda. Può essere guarnito con una fettina
di limone e una ciliegina rossa. Anche in questo caso ci sono molte
varianti. Si va dal Silver Fizz (con il bianco d'uovo) al Golden
Fizz (con il rosso), dal Diamond Fizz (con il vino frizzante) al Green
Fizz (con una spruzzata di crema di menta).
Una storia lunga e come abbiamo visto piena di sorprese fin dalla nascita. Divertente, curiosa e letteraria. Che ha portato il gin tonic in giro per il mondo, trasformandolo a seconda delle occasioni ma restando sempre “il drink del momento”. In discoteca, sulla spiaggia e nei grandi bar. Trascinato dalla forza e dal fascino del gin, dalla semplicità dell’acqua tonica e dalla varietà di quel “resto” di cui abbiamo appena detto. Il segreto? Uno, nessuno e centomila. Più probabilmente la voglia di sperimentare. O addirittura di portare un certo sollievo. Curativo? Può darsi. In fondo se ha funzionato con la malaria…
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire