mardi 30 mai 2017

Alluce valgo

Alluce valgo: serve l’operazione e poi stampelle per un mese


È un disturbo del piede diffuso soprattutto fra le donne e legato ad una familiarità. E’ curabile solo con l’intervento chirurgico, ma dopo non serve la fisioterapia

L’alluce valgo è un disturbo del piede diffuso e curabile solo con la chirurgia come spiega Umberto Alfieri Montrasio Responsabile dell’unità specialistica piede e caviglia dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

«L’alluce valgo è una deformità del primo dito del piede caratterizzata dalla deviazione laterale e dalla rotazione in valgo dell’alluce con adduzione e rotazione in varo del primo osso metatarsale. È un disturbo meccanico del piede che compromette la funzionalità dei tessuti molli e delle strutture ossee talvolta sintomatica e altre volte asintomatica».

Il piede non appoggia più nel modo corretto e si va incontro a dolore, gonfiore, arrossamento, movimenti del piede limitati. Non è una deformità congenita «ma se il paziente ha una predisposizione data da fattori anatomici, meccanici (per esempio piede piatto oppure primo osso metatarsale corto), insieme a una famigliarità, ha una possibilità maggiore di sviluppare l’alluce valgo».

Con questo problema ci si nasce e con gli anni si manifesta e si aggrava. Il piede piatto, cioè l’assenza di quella curva naturale della pianta del piede è la principale causa dell’alluce valgo che può insorgere anche a causa dell’artrite reumatoide.
Le donne ne soffrono di più per l’abitudine di portare scarpe alte e strette che costringono il piede in posizioni innaturali. «Le scarpe con i tacchi non sono una causa primitiva dell’alluce valgo, sono un fattore estrinseco che può creare in minor misura l’alluce valgo, ma se associata a fattori di predisposizione aumenta i sintomi e la deformità».

Allora cosa fare? La via è solo chirurgica. «L’intervento è indicato quando insorgono i sintomi e le dita dei piedi si deformano a griffe o a martello. Quando si indossano le scarpe c’è sfregamento e insorgono callosità, ulcere o borsiti». In quest’ultimo caso quello che succede è un’infiammazione della borsa sierosa che contiene l’articolazione.

I tipi di intervento sono tre, tutti effettuati quasi sempre o in day hospital o con una notte di ricovero e un piede alla volta. Continua Montrasio: «C’è l’intervento tradizionale di osteotomia correttiva che prevede una piccola incisione mediale alla prima testa metatarsale (zona volgarmente detta “cipolla”) ove viene effettuata la riduzione della “’cipolla” e il riallineamento dell’alluce e talvolta della falange prossimale con l’inserimento di mezzi di sintesi (viti e fili tra gli altri). La tecnica mininvasiva prevede incisioni ridottissime e l’uso degli stessi strumenti per correggere la deviazione; quella percutanea consiste in piccoli fori attraverso cui il chirurgo inserisce gli strumenti che gli permettono di tagliare l’osso o fresarlo» Dopo l’intervento bisogna indossare una calzatura post operatoria e usare le stampelle per 3-4 settimane. Successivamente e per un mese bisognerà indossare solo scarpe da tennis. La buona notizia è che non è necessaria la fisioterapia.

L’uso di separatori per correggere il piede, sebbene possano sembrare una semplice soluzione, lo sono solo se personalizzati. «Il separatore talvolta altera l’articolazione del secondo dito che subisce una spinta, che dovrebbe invece essere direzionata verso l’alluce. È indicato solo se fatto su misura, per attenuare eventuali problemi quali callosità interdigitali come l’occhio di pernice o nelle fasi iniziali della deformità associato ad altre strategie di prevenzione».

Infatti la prevenzione ad oggi rimane la tecnica più efficace: «Plantari su misura in caso di piedi piatti, scarpe adeguate con un tacco che varia per la donna dai 2
ai 4 centimetri e di 1 centimetro per l’uomo che rispettino l’anatomia del piede; la differenza di altezza di tacco tra uomo e donna è in relazione alle caratteristiche del bacino più largo nella donna, e della curva della colonna vertebrale. È utile consultare subito un podologo - conclude l’esperto - al fine di fare educazione alla prevenzione dell’alluce valgo». 

vendredi 26 mai 2017

10 cose da non fare dopo i 40 anni


Nel mare magnum dei decaloghi d'eleganza, morigeratezza e perbenismo dilaganti, l'ultimo in ordine di apparizione è quello del sito Retiresavvy, directory inglese dedicata ai risparmi pensionistici. Secondo le regole stilate in un sondaggio, dopo i 45 anni, (data fatidica eletta a invecchiamento) si dovrebbe smettere di andare in discoteca, ai Festival musicali come Coachella e di informarsi circa le nuove tecnologie. I divieti, poi, scendono di età: ad esempio dopo i 35 sarebbe vietato farsi selfie o tatuaggi. Ecco tutti i dettami che, ovviamente, sono già stati presi di mira dalle critiche e dai commenti


1° Non farsi selfie oltre i 50 anni 


2° Indossare jeans skinny dopo i 47 anni 


3° Farsi tatuaggi dopo i 38 anni 


4° Dopo i 45 anni indossare perizomi a vista 


5° Dopo i 45 anni esagerare con il trucco 


6° Andare in discoteca dopo i 48 anni.


7° Portare i capelli troppo lunghi dopo i 45 anni



8° Indossare minigonne, soprattutto quelle troppo corte, dopo i 45 anni



9° Indossare top che lasciano le braccia nude dopo i 46 anni 


10° Esagerare con la chirurgia estetica dopo i 48 anni (ma secondo noi vale a tutte le età) 


mercredi 24 mai 2017

Tutti a dieta per perdere una taglia prima dell'estate.

Ma senza dimenticare lo sport

 

Il segreto per perdere in fretta qualche chiletto di troppo, senza rischi? Attività fisica regolare e una corretta ed equilibrata alimentazione, con qualche accorgimento

SI AVVICINA sempre di più l'incombente incubo della "prova costume". Come fare a perdere quei chiletti
di troppo che ci portiamo dietro dopo l'inverno? Il tempo stringe e perdere peso velocemente comportaqualche sacrificio. O, più precisamente, fatica. A differenza di come siamo abituati a pensare, infatti, ciò che ci fa perdere peso più velocemente non è tanto la dieta, quanto svolgere un'attività fisica regolare. “L'attività fisica ha la priorità sull'alimentazione”, assicura Lorenza Caregaro Negrin, segretario generale Adi (Associazione italiana di dietettica e nutrizione clinica) e direttore dell'U.O.C. di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Padova. "Tutti dovremmo muoverci un po’ di più ogni giorno, imparando a mantenere uno stile di vita attivo: l’attività fisica non aiuta solamente a dimagrire, ma previene malattie gravi come l’obesità, il diabete, le patologie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore, e tiene lontani stress e ansia".


Bici e passeggiate. Approfittiamo, quindi, della bella stagione per fare attività fisica all'aperto, come la
corsa, la bicicletta o lunghe passeggiate. L'importante è farla regolarmente, magari per un'oretta al giorno a più riprese. "Tanto più – aggiunge l’esperta – che se facciamo attività fisica possiamo anche permetterci qualche golosità in più, evitando diete particolarmente restrittive".



L’alimentazione. Secondo l'esperta, per accelerare i tempi bisogna scegliere una dieta corretta ed equilibrata, con qualche piccolo accorgimento: aumentare leggermente la quantità di proteine e ridurre invece un po' i carboidrati, come pasta e pane. "La più facile da seguire, per le nostre abitudini, è la dieta mediterranea, dove non mancano cereali, frutta, verdura, legumi, pesce e tutti gli alimenti che fanno parte della nostra tradizione - continua Caregaro - . Un modello, questo, che va adeguato allo scopo di perdere peso: bisogna così limitare le porzioni, facendo attenzione che siano proporzionate alla persona, tenendo quindi in considerazione l'età, il peso e la corporatura". Per velocizzare i tempi, quindi, si può seguire una dieta caratterizzata da un leggero aumento della quota proteica, in cui pesce e carni magre producono non solo un certo effetto sul metabolismo (consumiamo più calorie per metabolizzare le proteine), ma danno anche un senso di sazietà, più dei carboidrati.

A ogni corpo la sua dieta. Seguire una particolare dieta sperando di perdere chili velocemente non è in

generale nocivo per la nostra salute, l'importante è che sia equilibrata. Questo discorso, però, vale in linea di massima per le persone che sono in buona salute e che non soffrono di particolari patologie. Invece, per persone che hanno precise necessità alimentari, come i diabetici o gli obesi, è altamente consigliato di rivolgersi a un medico specializzato, un dietologo, per seguire una dieta sicura, personalizzata e fare così un vero e proprio 'percorso' per migliorare stabilmente abitudini alimentari stile di vita. Stesso discorso vale per le diverse fasce d'età: gli anziani, gli adolescenti o le donne in menopausa, necessitano di diete specifiche. “La cosa pericolosa per gli anziani, per esempio, è che perdendo peso perdono anche massa muscolare (quindi forza e autonomia) difficilmente recuperabile alla loro età, a differenza dei giovani. Per le donne in menopausa che vogliono perdere peso velocemente, invece, particolare attenzione va rivolta ad assicurare un adeguato apporto di calcio, continua l'esperta.

Attivi tutto l’anno. Il vero pericolo al termine di una dieta è quello di riprendere i chili persi. Secondo
l'esperta, però, basterebbe continuare a fare attività fisica per mantenere il peso giusto e il nostro corpo in buona salute. "Chi fa attività fisica regolare avrà più probabilità di mantenere il peso giusto. Per fortuna non è poi così difficile: molte persone che cominciano a fare esercizio fisico, magari anche svogliatamente, con il tempo sentono il bisogno e la necessità di continuare a farlo. Diventa, quindi, con il tempo un vera e propria abitudine di cui non si potrà più fare a meno. L’importante quindi è iniziare".

lundi 22 mai 2017

Almeno 150 minuti di sport alla settimana per allontanare il rischio diabete

Pericoloso stare seduti più di 6 ore al giorno. Tv e computer sono una minaccia per il nostro organismo che potrebbe non saper più metabolizzare gli zuccheri



Se il diabete rappresenta una delle maggiori minacce per la salute pubblica a livello globale, al punto che l’OMS stima che possa diventare entro il 2030 la principale causa di mortalità nel mondo, ciò è dovuto soprattutto alle abitudini di vita errate che hanno ormai fatto breccia nelle nostre società, dove l’attività fisica quotidiana è spesso ridotta ai pochi passi che intercorrono tra l’automobile e il posto di lavoro.

 
Trascorrere buona parte della giornata seduti sembra infatti legarsi all’incidenza di diabete di tipo 2,
specialmente se questa abitudine si accompagna al sovrappeso e alla carenza di attività sportiva. È quanto emerge da un’ampia ricerca pubblicata sulla rivista British Journal of Sports Medicine, che ha preso in rassegna un campione di 72 mila danesi per un periodo di tempo di cinque anni.
 

SEDUTI NON PIÙ DI 6 ORE AL GIORNO
Secondo quanto evidenziato dalla ricerca, la metà dei partecipanti allo studio trascorreva almeno 6 ore al giorno seduto alla scrivania, in autobus o sul divano di casa, tuttavia gli ultrasedentari che se ne stavano seduti dalle 6 alle 10 ore al giorno mostravano un rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 nell’arco di cinque anni maggiore del 15% rispetto ai meno sedentari, identificati come coloro che restavano seduti meno di 6 ore al giorno. Un risultato che lascia supporre che ogni ora in più trascorsa al computer o davanti alla tv rappresenti un potenziale punto a favore
di questa malattia cronica che intacca le capacità del nostro organismo di metabolizzare gli zuccheri.

 150 MINUTI DI SPORT ALLA SETTIMANA
Il mantenimento di un buon peso forma e la pratica regolare di un’attività fisica nel tempo libero possono tuttavia rendere reversibile questa condizione. «Se siete normopeso e vi è impossibile evitare di rimanere a seduti a lungo al lavoro, è bene sapere che essere fisicamente attivi al di fuori del lavoro riduce il rischio di diabete legato alla sedentarietà», ha sottolineato l’autrice della ricerca Janne Tolstrup, della University of Southern Denmark di Copenaghen. Dalla ricerca è emerso, infatti, che un’attività fisica moderata o vigorosa praticata per almeno 150 minuti alla settimana ha l’effetto di riportare a zero la finestra di rischio degli ultrasedentari. Un dato che, secondo i ricercatori, lascia supporre che il legame tra
sedentarietà e diabete sia in realtà da ricondurre ad altri due fattori essenziali: l’eccesso di peso e l’inattività fisica.

SPORT FIN DA GIOVANISSIMI
Ed è proprio lo sport una delle armi più efficaci nella prevenzione del diabete di tipo 2, in quanto capace di abbattere sensibilmente l’incidenza di questa malattia specialmente se praticato sin da giovanissimi. Per la prima volta questo dato è emerso da una ricerca tra le più ampie mai effettuate sul tema, che ha preso in esame lo stato di salute e di forma fisica di oltre 1 milione e mezzo di giovani svedesi durante le visite di leva effettuate tra gli Anni 70 e gli Anni 90, analizzando poi l’eventuale incidenza di diabete di tipo 2 nell’arco della vita dei ragazzi.

Le conclusioni hanno mostrato che la capacità aerobica e la forza muscolare all’età di 18 anni costituiscono due fattori cardine per il mantenimento di una buona salute nell’arco della vita, mentre una loro carenza è in grado di accrescere il rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 fino a tre volte. Oltre a eliminare il grasso dall’organismo, l’allenamento fisico sia di tipo muscolare che aerobico avrebbe infatti l’effetto di far sviluppare le fibre muscolari, aumentando così l’utilizzo del glucosio da parte dell’organismo e migliorando la risposta all’insulina.

L’incidente domestico più frequente? L’ustione.

Che cosa fare quando capita

 A scottarsi con qualche oggetto di uso domestico (fornello, ferro da stiro, forno, piastra per i capelli) sono soprattutto donne, in oltre la metà dei casi di media età, d’altra parte sono o non sono le regine del focolare? 


Bruciarsi è più facile di quanto si creda  
L’ustione è la lesione che ci si procura quando i tessuti corporei vengono a contatto con una fonte eccessiva di calore; è anche vero che una lesione con le stesse caratteristiche si può formare anche per contatto della pelle con le radiazioni (come può succedere quando ci si sottopone a radioterapia) o con sostanze chimiche aggressive. Fra le mura domestiche, tuttavia, le ustioni avvengono quasi sempre in cucina, per contatto con oggetti bollenti; in base all’estensione della superficie cutanea interessata dall’ustione si parla di lesioni di 1°, 2° e 3°, con queste ultime che sono le più gravi. Nella valutazione dell’entità di un’ustione, in ogni caso, bisogna tener conto di diversi parametri quali la profondità, l’estensione, l’età del paziente e la prontezza e l’adeguatezza delle terapie effettuate.

Che cosa fare appena ci si è scottati  
Quando capita di toccare una pentola bollente, il forno o di urtare involontariamente la piastra del ferro da stiro, la lesione risultante è di solito di grado variabile tra 1° e 3°. In questi casi è bene raffreddare l’ustione con acqua corrente, per almeno 15-20 minuti e poi non lasciare mai la lesione scoperta, ma coprirla con una medicazione asciutta e pulita. Non si dovrebbero utilizzare neppure medicazioni topiche fino a quando non si valuta esattamente il grado dell’ustione con l’aiuto del proprio medico. Di solito nelle ustioni di 2° grado di può notare la formazione di bolle (chiamate flittene), che dovrebbero essere lasciate intatte per almeno le prime 72 h successive all’incidente e poi incise con bisturi o comunque con materiale sterile dal personale sanitario competente.

Ustioni superficiali  
«Una volta che ci si è accertati che si tratta effettivamente di un’ustione superficiale, nelle prime 72 ore è guarire prima e meglio se le si mantiene in un ambiente umido: a questo scopo può essere utile usare delle garze di paraffina. L’importante nella gestione delle ustioni, in ogni caso, è l’evitare infezioni che possono portare a ritardi di guarigione, peggioramento degli esiti cicatriziali e a volte complicanze locali» chiarisce il professor Marco Klinger, ProfessoreOrdinario di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso l’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’ Unità Operativa di Chirurgia Plastica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano-Milano.
sempre consigliabile applicare un prodotto topico a base di antimicrobico, come può esserlo la sulfadiazina argentica con o senza acido ialuronico. Le ustioni superficiali tendono a

I «rimedi della nonna» funzionano?  
Questa fin qui proposta, è in estrema sintesi,la modalità di gestione delle ustioni superficiali, anche se a tal proposito esistono tutta una serie di rimedi della nonna più o meno famosi. Si va dallo strofinare una cipolla sulle flittene per favorirne il riassorbimento, all’uso della patata cruda e raffreddata in frigo per ridurre il dolore, fino all’applicazione della buccia di banana o dell’albume dell’uovo montato a neve.

 Altri propongono medicazioni a base di miele, al fine di sfruttarne le proprietà emollienti e antibatteriche. In merito, però tiene a chiarire il Dottor Carmine Gazzaruso, Responsabile Pronto Soccorso dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia) – Gruppo ospedaliero San Donato: «Tutti questi rimedi, in realtà, non hanno alcuna evidenza scientifica; alcuni di essi, a base di sostanze oleose, anzi, potrebbero essere addirittura controproducenti, in quanto, determinando una sorta di pellicola isolante sulla lesione, impediscono la diffusione del calore, che può continuare perciò a svolgere la sua azione lesiva sui tessuti. Pertanto, la gestione delle ustioni da caldo deve prevedere solo l’immediato uso di acqua corrente fredda sulla parte ustionata per circa un quarto d’ora; questa operazione ha il duplice scopo di ridurre da una parte la temperatura in sede di ustione, limitando così l’azione lesiva del calore, e di attenuare dall’altra il dolore. Non è indicato l’uso di ghiaccio, come suggerito da altri “rimedi casalinghi”. È sempre importante che poi ogni ustione venga valutata da un medico».

samedi 20 mai 2017

"La pigrizia è contagiosa come l'influenza"

Secondo uno studio francese alcuni tratti della personalità sarebbero influenzati dalle persone che ci sono accanto

  
LA PRUDENZA è contagiosa, così come l'impazienza e purtroppo anche la pigrizia. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista "PLoS Computational Biology" dai ricercatori francesi dell'Istituto nazionale della sanità e della ricerca medica (Inserm) francese, le persone tendono inconsciamente a imitare il comportamento altrui.


Copiamo gli altri. Combinando psicologia cognitiva e modelli matematici, Jean Daunizeau e Marie Devaine hanno esplorato le leggi che guidano la nostra capacità di valutare rischio, ritardo e fatica. Nell'esperimento, i ricercatori hanno sottoposto 56 volontari ad alcune situazioni, esaminandone inizialmente il comportamento in assenza di interferenze. Nella seconda fase, prima di rispondere, le persone osservavano la condotta di un partecipante fittizio, l'algoritmo di un'intelligenza artificiale, nelle cui decisioni prudenza, pazienza e pigrizia
erano calibrate in modo avveduto.
Il falso consenso. I risultati hanno messo in evidenza che le prestazioni dei partecipanti erano soggetti a due distinti pregiudizi, di cui i partecipanti erano all'oscuro. L'effetto del falso consenso, è la tendenza a proiettare sugli altri il proprio modo di pensare. Un pregiudizio comunemente presente in un ambiente di gruppo nel quale si pensa che l'opinione collettiva coincida con quella di una popolazione più vasta.
Il secondo fattore coinvolto è l'influenza sociale che si manifesta quando un individuo, trovandosi in situazioni incerte, assume il comportamento degli altri come fonte di informazioni e si adegua a tale comportamento. Curiosamente, l'influenza sociale è in parte dovuta all'effetto del falso consenso. All'inizio essa aumenta con il falso consenso ma presto diminuisce quando questo raggiunge una larga diffusione.  

Gli altri. Le simulazioni matematiche hanno dimostrato che entrambi i pregiudizi, e sorprendentemente pure la loro interazione, fanno parte di un unico meccanismo che ci permette di studiare e imparare dal comportamento degli altri. Una vera e propria anomalia all'interno del quadro convenzionale secondo il quale l'allineamento di comportamento sarebbe un automatismo innescato dal bisogno (in parte deluso) sperimentare emozioni di conformità sociale.

"Il nostro lavoro - ha spiegato Devine - è in linea con il sempre più diffuso tentativo di valutare se questa forma di allineamento del comportamento possa differire nelle persone che soffrono di disturbi del comportamento, come schizofrenia, disordini dello spettro autistico o comportamenti bizzarri nella cognizione sociale".

Studi precedenti. Meccanismi in parte già noti, come sottolinea Alberto Oliverio, professore di Psicobiologia alla Sapienza Università di Roma: “Sono numerose le ricerche di psicologia sociale che si riallacciano alla teoria delle mente: capacità cognitive innate che in qualche modo falsano la nostra visione del mondo”.
 
Il fattore variabilità. Questi pregiudizi sociali sono importanti nello sviluppo: "Si pensi all’influenza sociale, è un elemento di sicurezza nel contesto evolutivo - conclude Oliverio -.Tuttavia, se esasperati, falsano la nostra visione del mondo perché non tengono conto della naturale variabilità umana: basti pensare alle previsioni, frequentemente disattese, degli exit poll".



vendredi 19 mai 2017

Parodontite, la malattia che può far cadere i denti

     Sono spesso trascurati, nella convinzione che ci sia sempre qualcosa di più importante di cui preoccuparsi. Ma quando si manifesta un problema ai denti, si diventa rapidamente sensibili alla questione. Oltre all’estetica, è il fastidio che provocano la comparsa del dente del giudizio, le carie, le parodontiti e gli ascessi a mettere in allarme. 

 Cos’è? Come riconoscerla? Quali le possibili conseguenze? 
Gengive dolenti e talvolta sanguinanti. Ma anche sofferenza a carico dei molari, avvertibile quando consumiamo alimenti troppo freddi. Sono queste le “spie” più frequenti che segnalano la presenza di problemi ai denti. A fare sospettare la presenza
della malattia sono soprattutto le gengive che sanguinano quando si spazzolano i denti o si mangiano cibi duri. Molta attenzione dev’essere posta anche all’arrossamento e al gonfiore. Detto ciò, della salute delle gengive gli italiani non si preoccupano oltremodo. Nel nostro Paese i campanelli d’allarme vengono presi in considerazione soltanto da una persona su tre che, nei casi più gravi, corre il rischio di trascurare comunque una parodontite. 
 I CASI SONO IN AUMENTO  
Si tratta di un’infiammazione profonda delle gengive provocata dai batteri presenti nella placca dentale, non rimossi con una corretta igiene orale. La malattia è più frequente dopo i trent’anni. Ma sono in pochi a conoscerla. La maggioranza si allarma quando sente i denti muoversi, ma se il trattamento non avviene in tempo utile, la conseguenza è la perdita dei denti.  

 LA PREVENZIONE SI BASA SU UNA CORRETTA IGIENE  
In attesa dei denti stampati in 3D, nel decalogo redatto dagli specialisti trovano conferma l’importanza di una corretta igiene e un approccio mirato alla prevenzione. Da qui il consiglio di sottoporsi a due visite di controllo annue dallo specialista, durante le
quali il dentista dovrà effettuare un test di screening della parodontite (Psr), valutando l’infiammazione delle gengive. Quanto all’igiene personale, gli esperti consigliano di usare lo spazzolino elettrico (lavaggio di almeno due minuti, anche quattro in chi ha le gengive infiammate), più efficace nella rimozione della placca dai denti. In alternativa al filo, andrebbe preferito lo scovolino interdentale, sopratutto in presenza di spazi più ampi. E il colluttorio? Va bene, purché sia usato dietro indicazione dello specialista. Se le gengive sanguinano per un lungo periodo, in ogni caso, l’appuntamento con il dentista diventa improrogabile.  
 COME DIFENDERE I DENTI A TAVOLA  
La maggioranza degli italiani si allarma solo quando sente i denti muoversi e spostarsi, con la conseguenza, se la malattia non viene trattata per tempo, della perdita dei denti. Ciò comporta un cambiamento della dieta molto negativo, perché per alimentarsi con una dieta ricca di frutta e verdura fresca come quella mediterranea serve una buona masticazione.
Inoltre proprio i vegetali ricchi di vitamina C servono per mantenere le gengive sane e devono perciò essere un caposaldo dell’alimentazione quotidiana. Chi ha perso dei denti, invece, si ritrova costretto a scegliere cibi più morbidi e favorire carboidrati, zuccheri raffinati e grassi: con un impatto negativo, sulla salute e sul portafoglio.  

jeudi 18 mai 2017

10 cose da non ordinare al bar


Parliamo di bancone del bar nel senso più ampio. Che sia quello da caffetteria, da cocktail o da pub ci sono alcune cose che ogni barista e barman che si rispetti non ordinerebbe mai.





Il cappuccino con latte di mandorle:
il latte di mandorla non ha la stessa capacità del latte di mucca intero di montarsi con l'aria. Perciò è inutile aspettarsi un bel cappuccino, quando si riceverà molto probabilmente, a seconda della qualità del latte e della bravura del barista, un bel latte macchiato



Mojito, caipirinha e cocktail con frutta fresca:
meglio cercare di essere realisti. C'è davvero possibilità che il bar in cui siete entrati disponga di menta fresca, lime succosi e altre leccornie come frutta di stagione? Ecco, Vi siete risposti da soli



Latte di soia scremato:
è una creatura mitologica che non esiste, esistono il latte di soia o il latte vaccino scremato. Generalmente con un buon latte di soia la schiuma del cappuccino monta. Niente da fare per il latte di riso e di cocco (dal sapore troppo forte tra l'altro), risultati buoni anche con il latte di khorasan e di capra



La birra in bottiglia di vetro trasparente:
fa estate, fa vacanza, fa adolescenza. Poi un giorno ci siamo svegliati, avevamo un lavoro, trent'anni e il sospetto che la birra, come ogni altro alimento degradabile ai raggi del sole, vedi l'olio, dovrebbe viaggiare in vetro scuro, marrone o nero addirittura. Indovinato, perché la birra al sole sviluppa una nota spiacevole o addirittura disustosa detta "gusto luce", o "skunky beer"



Il cappuccino con tanta schiuma:
a meno che non abbiate 15 anni, ogni italiano adulto che si rispetti dovrebbe ordinare un cappuccino come si deve, ovvero un terzo di caffè, un terzo di latte e un terzo di schiuma. Perché? Non c'è un perché, come non c'è alla regola di non berlo mai fuori dalla colazione (a meno che, ripetiamo, non abbiate 15 anni e non siate stranieri, in questo caso nessuno si stupirà di vedervi berlo dopo la pizza o a merenda)


Un calice di vino:
se non siete in un posto specializzato, non ordinatelo.
Molti bar che offrono cocktail e birre possono avere un paio di rossi e bianchi di dubbia qualità, offerti a prezzi per niente economici. 
Cosa potete ordinare invece? Un gin&tonic o un buon whisky con ghiaccio, da sorseggiare con moltissima calma

Frappuccino & Co.:
chi ama il buon caffè non sopporta di berlo affogato in latte intero, panna, zucchero e topping granulosi vari.
Se non amate il caffè forse, però, tenete alla linea: in un beverone del genere si possono annidare quasi 600 kcal, l'equivalente di una cena


Rum & Cola:
chiedendo un buon rum invecchiato. Perfettamente inutile puntare su un rum di qualità alta, che meriterebbe una degustazione con poco chiaccio, che finirà affogato nella cola


Matcha cappuccino:
e altre sperimentazioni come l'orange cappuccino, il caffè al ginseng e il latte d'oro, se non siete in un bar specializzato, ma solo trendy e improvvisato. La colazione è una cosa seria e a volte è meglio andare sul sicuro: in una parola, espresso



Cocktail a base di latte
alcuni (la maggior parte) bartender snobbano i drink a base di latte per vari motivi, uno di questi è la loro bassa richiesta in confronto al resto del menù. Il latte potrebbe essere, perciò, di bassa qualità o scaduto

Salute e bellezza con l’aceto di mele